Il bilancio e la nuova sostenibilità finanziaria. Quando si affrontano le tematiche di mercato, bisognerebbe sempre tenerne conto. È legittimo che i tifosi possano anche infischiarsene, ma la società, Pinto in testa, ha il dovere fare i conti. Soprattutto ricordando a qualche smemorato come per la Roma il recente passato in fatto di bilancio sia stato molto, ma molto negativo.
Pinto si sta muovendo conoscendo benissimo la situazione. Lo sta facendo seguendo due direttive precise: 1) migliorare i conti presenti e futuri della società; 2) costruire una Roma più forte. Si può fare, anche se le due cose possono sembrare in contraddizione. Per farlo servono coraggio, fantasia, conoscenza. Al momento attuale, pur sapendo che ci sono ancora una quarantina di giorni di mercato, ci sta riuscendo.
I conti, come vedremo, sono in miglioramento, la squadra oggettivamente, al di là degli scettici a prescindere, sembra più forte, esperta, profonda nelle alternative in panchina, in grado di poter legittimamente aspirare a uno di quei quattro posti che valgono la qualificazione in Champions League che, una volta raggiunta, con un conseguente aumento dei ricavi (sponsor, mercheandising, botteghino), in futuro potrà garantire un maggiore spazio di manovra.
Per questa ragione, siamo andati a fare i calcoli sui costi vivi del club (ammortamenti, monte ingaggi, saldo di mercato) per la prossima stagione. Rapportandoli alle nuove direttive della sostenibilità finanziara diramate dall’Uefa (con cui la Roma si sta confrontando per un piano di rientro pluriennale). Direttive che per il primo anno concedono la possibilità di spendere per ammortamenti, ingaggi e mercato il 90% del fatturato, il secondo l’80%, per poi dal terzo andare a regime al 70%. Partiamo dal fatturato.
Che, per la Roma, nella passata stagione dovrebbe aggirarsi intorno ai 190 milioni (82 alla semestrale, almeno 25-30 in più rispetto agli ottanta per il secondo semestre considerando i maggiori incassi da botteghino, premi Uefa, bonus degli sponsor per la vittoria in Conference). Per le tre voci di cui sopra, la società giallorossa può spendere allora (quest’anno) circa 170 milioni. Calcoliamo.
Gli ammortamenti a bilancio sommano poco meno di 71 milioni, il monte ingaggi (lordo) dei calciatori è a poco più di 97, il saldo di mercato è praticamente zero (i sette milioni spesi per Celik sono rientrati con i 3,5 di Olsen, i 2,5 d Florenzi, l’uno di Milanese). Il totale, al momento, dice 168 milioni. Siamo già entro il 90%, ma ci sono anche una serie di altre considerazioni da fare. A partire dalla questione cessioni.
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FONTE: Il Romanista – P. Torri