Lo spettacolo commovente delle coreografie, con tutto ciò che comporta la loro preparazione. L’entusiasmo, incontrollabile, che monta durante la vigilia nei tifosi d’ogni età, navigati oppure inesperti. L’avvicinarsi sin dalla ; mattina, “micio micio”, allo stadio, chi in compagnia, chi in deliberata solitudine (ma in certi casi, lo sappiamo bene, non si è mai soli).
Ebbene tutto questo diventa quasi comico se poi chi va in campo si batte senza battersi, molle, inerme, spento, condizionato da estri dissipati senza un perché. fisicità ridotta all’osso, tattiche dimenticate, in totale, contraddizione con il concetto stesso di derby.
Cosa abbiamo visto? Niente. Cosa abbiamo fatto per meritarci queste orchestre dissonanti, questa sinfonia di palle spizzate e palloni al vento? Niente. O forse sì, qualcosa abbiamo fatto: abbiamo dato credito a una gigantesca illusione, abbiamo accolto le promozioni di bellezza offerte dalle cronache del prima, del durante e del dopo senza renderci conto che erano soltanto propaganda e noi eravamo i polli.
Purtroppo ci sono sport che si trasformano in corsa. Sei abituato a una certa cosa. Poi questa cosa non arriva più e nemmeno te ne accorgi perché la verità è che ti stai abituando a non riconoscere più una bella partita da una conclamata fregatura.
FONTE: La Repubblica – E. Sisti