Sarebbe prematuro riprendere gli allenamenti il 4 maggio?
“Sulle date non ci sono ancora certezze. La verità è che ci sono ancora troppi morti e troppi contagiati per ricominciare, non vorrei che la fretta ci portasse a commettere degli errori”.
Che cosa non le torna del protocollo? “E’ giusto fare tamponi e test sierologici, ma in questo momento c’è chi ne ha più bisogno di noi. Non possiamo scavalcare i cittadini, non sarebbe giusto. I giocatori sono chiusi in casa da quasi due mesi, dovrei portarli in ritiro e tenerli isolati anche durante le partite, sarebbero quattro mesi di clausura e non è credibile. Quanto e come posso forzare un ragazzo che è stato ammalato? Invito tutti alla prudenza, sono morti anche dei giovani”.
Per evitare nuovi casi… “Le nostre case sono diventate il luogo più sicuro, perché dovremmo andare in albergo ed entrare in contatto con il personale della struttura? Questo vale per tutto il gruppo squadra, una cinquantina di persone”.
Quindi lei non vorrebbe ricominciare? “Prima del calcio deve ripartire il Paese. Non c’è solo il pallone, essendo il nostro uno sport di contatto dovrebbe essere l’ultimo a rimettersi in moto. Sono d’accordo con chi dice che la stagione va finita, ma nei termini e nei modi giusti. La salute viene prima di ogni altro interesse. Non bisogna ripartire perché dobbiamo, ma farlo quando siamo certi che tutto andrà bene”.
Lei ha parlato della possibilità di avere cinque sostituzioni… “Se si devono giocare tre partite a settimana con il caldo, dateci la possibilità di cambiare quei giocatori che non ce la fanno. A fine gara le difese immunitarie si abbassano e ci vuole tempo per ripristinare l’equilibrio fisico, forse così ci sarebbero meno rischi”.
FONTE: Il Corriere della Sera – A. Bocci