L’appuntamento è nel cuore di Roma. Quartiere Aventino, albergo nascosto ai curiosi, il fascino del Giardino degli Aranci a due passi, tutto intorno il profumo della storia. L’appuntamento è con Antonio Carlos Zago che a Roma ha lasciato un pezzo del suo cuore. “Mi sento italiano, anzi meglio ancora romano, qui ho vissuto gli anni migliori della mia carriera, il ricordo dello scudetto vinto viaggia sempre nella mia valigia, per me è un piacere tornare qui” ci dice con quel suo sorriso da eterno ragazzo anche se adesso la carta d’identità dice cinquantatrè e di professione fa l’allenatore giramondo, Italia, Ucraina, Giappone, adesso la Bolivia dove ha appena vinto uno scudetto ed è vicino al bis.
Antonio come hai ritrovato Roma? “Meravigliosa, come sempre. E con il solito valore aggiunto”.
Che vuoi dire? “La gente romana. In particolare i tifosi romanisti. Sono straordinari. Domenica scorsa quando mi hanno portato sotto l Curva Sud, mi sono emozionato come un bambino. Grazie”.
É stata la Roma a farti la sorpresa? “Sì. Non me lo aspettavo. Ha organizzato tutto Tiago Pinto che mi è sembrato un dirigente con una grande visione del presente proiettato verso il futuro. Per un attimo là, sotto quei tifosi, mi sono risentito un calciatore della Roma. E vi assicuro non c’è niente di meglio”.
Sei stato ospite anche a Trigoria. Che società hai trovato? “Ho toccato con mano un’organizzazione americana con un cuore romano. Trigoria è diventato un centro sportivo all’avanguardia nel mondo. Mi hanno accolto come un re. Se queste sono le premesse, sono convinto che faranno grandi cose”.
Peccato che poi la partita con l’Atalanta tutto sia stata meno che un successo… “Ma solo perché il calcio è uno sport che non sempre premia i migliori. La Roma meritava ampiamente di vincere. Nonostante la sconfitta, resto dell’idea che questa Roma sia una grande squadra che può ambire a qualsiasi traguardo”.
Scudetto compreso? “Perché no? Guardate che questa stagione sarà anomala, ci sarà un Mondiale di mezzo da giocare, è legittimo domandarsi cosa succederà al ritorno dal Qatar. E poi nel campionato italiano non vedo una squadra dominante, c’è lo spazio per potersi inserire al vertice. La Roma ha tutto per poter essere ambiziosa”.
A cominciare dall’allenatore… “Assolutamente sì. Nella giornata che ho trascorso a Trigoria, ho avuto l’opportunità di fare una bella chiacchierata con Mourinho. Già la sapevo, ma mi ha confermato di essere di un’altra categoria. Del resto la sua storia lo certifica. Ha vinto ovunque e lo ha già fatto anche con la Roma. Che bella quella vittoria in Conference League. Sai una cosa?”
Cosa? “Mou mi ha ricordato tantissimo Fabio Capello. Due allenatori che sanno come si vince. Ne conosco solo un altro di questo tipo”.
Chi è? “Pep Guardiola. Io ora alleno il Bolivar, un club che fa parte del gruppo City. Ho avuto la possibilità di incontrare il tecnico catalano a Manchester. Ha idee fantastiche sul calcio, le mette in pratica e vince. Come Capello e come Mourinho”.
Vedi qualche altra somiglianza tra questa Roma e quella del terzo scudetto? “Posso azzardare?”
Ci mancherebbe… “Paulo Dybala può essere quello che Francesco Totti è stato per il nostro gruppo. L’argentino è un fuoriclasse, da quello che mi hanno raccontato, è felicissimo di stare alla Roma. E se un campione come Dybala è felice, potete stare tranquilli che vi farà divertire”.
Allora azzardiamo noi: Abraham come Batistuta? “Calma. Non perché Abraham non sia bravo, anzi per me è fortissimo, ma è ancora giovane, ha bisogno di crescere e migliorare, Batigol quando arrivò alla Roma era già un campione affermato”.
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FONTE: Il Romanista – P. Torri