Dybala rimane alla Roma. Gli indizi ci sono. Il primo ha un nome, José, e un cognome, Mourinho. Ovvero rimanendo lo Special One, una delle prime, naturali, conseguenze è che la Joya continuerà a sorridere all’ombra del Colosseo. Che il portoghese sia destinato a rimanere è confermato non solo da un contratto con scadenza 30 giugno del prossimo anno, ma anche dal fatto che fin qui nessun top club abbia telefonato a Mou (solo il West Ham si è fatto vivo, no grazie la risposta) e pure dalle rivelazioni che in tempi recenti hanno dato alle stampe i ventriloqui di fiducia del tecnico garantendo, appunto, che José onorerà l’accordo che ha con la Roma. È il primo terzo di prova che serve.
La seconda è frutto di una semplice riflessione a prova di smentita. Come si ricorderà, infatti, un anno fa di questi tempi la Juve, comunicò che il contratto dell’argentino non sarebbe stato rinnovato, nonostante un accordo verbale trovato nei mesi precedenti. L’opportunità la colse la Roma, sfruttando anche il fatto che al citofono di casa Dybala non si formò la ressa di club pretendenti. E allora perché adesso, 12 mesi dopo, con un cartellino da acquistare, un anno d’età in più e una fragilità fisica in qualche misura confermata, ci dovrebbe essere la fila per Dybala per convincerlo a un nuovo trasloco?
Terzo e ultimo indizio è Dybala stesso. Nel senso che in questo suo primo anno in giallorosso, sapendo che tornare a giocare la Champions è un obiettivo ancora possibile, l’argentino ha toccato con mano la passione di Roma e, soprattutto, di essere al centro del progetto. Quello che a Torino gli avevano negato quando presero Cristiano Ronaldo. A Roma sa che Ronaldo è lui. Perché allora cambiare?
FONTE: La Repubblica – P. Torri