I romani dunque, i romani si innamorano e soffrono per amore. Ce lo spiegano bene le canzoni popolari: quelle di Milano parlano di malavita, quelle di Roma di amori struggenti. A partire dall’inno, anzi dagli inni visto che la Roma ne ha diversi. Il più famoso è erroneamente noto come “Roma Roma Roma” ed è quello che inizia – e già il testo esplicita il senso profondo di essere tifoso romanista.
Il tifoso della Roma si innamora e, spesso, soffre. Ma quando si innamora è per sempre, cosa che nella vita vera non capita mai, alla faccia degli happy ending dei film e delle favole. Non conta se si tratti di giocatori che hanno alzato una coppa o che hanno sul petto uno scudetto, contano di più l’appartenenza e il cuore, prima ancora della tecnica calcistica.
E amore, non è banale tifo ma un sentimento vero, quello che nasce alle elementari, sulle pagine dell’album dei calciatori, e non si spegne più. Il più recente innamoramento è nato a Setubal, in Portogallo e si chiama José. José Mourinho. L’ultimo re di Roma.
Magari quando leggerete queste righe avrà già prenotato un volo in business class per un’altra città europea (speriamo di no) ma deve sapere una cosa: nessuno lo amerà mai così tanto come è stato amato qui. Essere José Mourinho a Roma, allenare la Roma, portarla per due anni di seguito in una finale europea (e vincerne quasi due) è una sorta di lasciapassare per l’eterno affetto e riconoscenza.
Se ne accorgerà quando camminerà per le strade di Monaco, Parigi, Manchester, Liverpool o dovunque lo porterà un futuro ingaggio. È li che scoprirà la profonda differenza che c’è tra stima e amore. Amore giallorosso de tanta e tanta gente che fai sospirà.
FONTE: Il Riformista – F. Brizzi