Ha fatto il centravanti senza esserlo, l’ala senza essere una freccia, il trequartista senza avere il numero dieci. Stasera all’Olimpico Diego Perotti si prepara alla quarta trasformazione della sua carriera romanista: Spalletti, tra i tanti meriti che può scriversi da gennaio dello scorso anno a oggi, rivendica con particolare orgoglio quello di averlo trasformato in un calciatore totale: «Quando sono arrivato non aveva mai giocato in mezzo. E invece… ». E invece lo scorso anno è diventato il “falso nueve” intorno a cui ruotavano — e segnavano — tutti.
In questo, complice l’esplosione di Dzeko, è tornato alle origini: a sinistra. A volte però è stato dirottato dall’allenatore dietro le punte. Da oggi proverà — per la prima volta dall’inizio — il brivido di giocare anche sulla destra. Gli era capitato a Siviglia e pure a Genova, ma sempre senza entusiasmo: dalla parte opposta può puntare, rientrare per il tiro o andare sul fondo per il cross. Ha più soluzioni. A destra no: perché nonostante le provocazioni di Spalletti su Salah («Se è in grado di fare anche venti minuti, lo porto anche domani sera») l’attaccante egiziano della Roma può al massimo sperare di recuperare per la Juventus (dalla prossima settimana, a proposito, tornerà in gruppo: l’obiettivo è di averlo dall’inizio sabato a Torino). E allora l’allenatore ha deciso di promuovere al suo posto El Shaarawy: un po’ per cavalcarne la voglia di riscatto contro i rossoneri — già l’anno scorso a San Siro segnò uno dei 3 gol della Roma — un po’ perché metterlo fuori oggi vorrebbe dire togliergli autostima. In più, Bruno Peres, l’altro candidato a sostituire Salah, ha recuperato solo ieri da un affaticamento. E allora, per far posto sulla sinistra a “ElShaa”, Perotti verrà dirottato dalla parte opposta. Puntando sulla sua capacità di adattamento messa in mostra pure la stagione scorsa. E sulla sua capacità di stupire. Lui che, a febbraio scorso, decise con un gol la vittoria della Roma contro la Samp, l’ultima volta che si presentò a Roma da avversario Vincenzo Montella.
Montella che tornerà all’Olimpico, dove da allenatore contro la squadra giallorossa, in campionato, non ha mai vinto. Le uniche due gioie gliele regalò la Fiorentina, nel 2015: 0-3 negli ottavi di Europa League, 0-2 nei quarti di Coppa Italia. Altra storia in serie A però, dove ha raccolto 4 sconfitte — tre in viola, oltre a quella in blucerchiato — e un pareggio, ai tempi del Catania. Nella prima da “nemico”. Spalletti ora lo teme e lo ammette: «Al Milan toglierei Montella». Altrettanto dice però del toscano l’allenatore rossonero, che le qualità del coach di Montespertoli (dopo tre stagioni da calciatore con lui) le conosce benissimo: «Avrei tolto diversi giocatori alla Roma, ma se devo dire una persona da togliere ai giocatori direi Spalletti. L’ho studiato molto quando mi allenava, cercavo di capire come lavorasse». Se l’ha capito o meno, all’Olimpico l’occasione giusta per dimostrarlo.