Dopo un anno di studio i Friedkin hanno concepito la loro prima vera Roma, tenendo fede alle promesse di investimento senza indebolire la rosa. E’ la conferma di quanto, a dispetto del silenzio mediatico, la nuova proprietà ha sempre fatto trapelare: è in corso un processo industriale di crescita, non una serie di acrobazie finanziarie. Tanto è vero che a breve i Friedkin vareranno il secondo aumento di capitale dopo il primo già quasi totalmente coperto da 210 milioni. Nel solo agosto per coprire la gestione hanno erogato un finanziamento da 60 milioni. Puntando su Mourinho, secondo allenatore più pagato della Serie A con i suoi 7,5 milioni di euro, il programma era già chiaro: non si bada a spese se si crede in qualcosa. Tra Abraham, Shomurodov, Vina e Rui Patricio sono stati spesi circa 75 milioni di soli cartellini. Non è la prima volta che la Roma aggredisce il mercato, ma con Pallotta accadeva a prezzi molto più alti, cioè le cessioni dei migliori giocatori che fruttavano ricche plusvalenze.
La sospensione del Fair Play ha consentito ai Friedkin di rinunciare all’aumento del fatturato, spostando l’attenzione al taglio dei costi fissi. Nasce così la sforbiciata fatta con i vari Dzeko, Florenzi e soprattutto Pastore. Attraverso un ridimensionamento del monte stipendi complessivo sarà più facile per la Roma recuperare l’equilibrio gestionale. Per esempio Pastore, pur costato 7 milioni di buonuscita e circa 10 di minusvalenza è valso un risparmio di circa 8 milioni nei prossimi due anni. Dzeko invece costava 15 ed è stato sostituito da Abraham che grazie al decreto crescita peserà alla Roma meno di 6. Anche sommando Shomurodov si andrà sotto al costo di Dzeko. In totale la società ha calcolato di aver risparmiato per i soli esuberi, circa 35 milioni di ingaggi. Considerando anche tutto il resto del mercato il saldo è attivo per circa 6 milioni, dunque un risparmio che supera i 40 milioni.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida