Quattro partite nel nuovo anno, tre “clean sheet”. Cioè, zero gol al passivo. All’Olimpico tre gare su tre senza subire reti. Merito della Roma, al di là del valore degli avversari. Una Roma che si conferma solida e che, senza stravolgere il proprio assetto tattico, sta cercando di cambiare il modo di stare in campo. Ancora difesa a tre, e sotto questo aspetto nessun cambiamento in vista. Diverso, se mai, l’impatto tattico sulla partita; o meglio, sull’avversario.
Lo ha spiegato José Mourinho al termine della gara contro la Fiorentina. “Non segniamo tanto, abbiamo difficoltà nella costruzione dal basso e a gestire la palla”, il suo virgolettato, “abbiamo parecchi giocatori che preferiscono trovarsi nell’organizzazione difensiva piuttosto che in quella offensiva”. Come dire: per ora, non possiamo far altro che difenderci.
Ecco perché il suo lavoro, ormai da qualche tempo, si sta concentrando sul miglioramento della costruzione dal basso dei tre centrali, “il più bravo a far girare la palla è Kumbulla“, ha aggiunto. E Kumbulla, si sa, non è neppure un titolare.
Un atteggiamento più da”giochista” che da “risultatista”. O no? In realtà, alla faccia delle etichette appiccicate con troppa faciloneria anche un allenatore che sembra puntare dritto al risultato (chi non lo fa, però?) ha un suo “gioco” per arrivare al traguardo.
Al di là delle sue parole era stata ancor più evidente l’azione che aveva portato al secondo gol di Dybala. Una rete che a molti osservatori è sembrata più frutto di uno schema di Pep Guardiola che di José. Un caso fortuito? Chissà. Di certo, invece, c’è la voglia (e il lavoro) di Mourinho per riuscire a fare dieci, venti volte a partita quella giocata.
FONTE: Il Corriere della Sera – M. Ferretti
Ritardo Nervosa Affonda Roma Vina Espulso Mourinho Attende Piano Friedkin