Chi lo ha imparato a conoscere come opinionista nell’etere radiofonico romano, sa che il burbero e scontroso Roberto Pruzzo in realtà è un uomo divertente, simpatico, pronto alla battuta. Se c’è però una cosa che lo fa tornare introverso, scontroso e malinconico è ricordare l’amico Ago. Sono trascorsi trent’anni da quel maledetto 30 maggio 1994, quando Di Bartolomei si tolse la vita. Nei ricordi del Bomber, sembra ieri.
Pruzzo, sono già passati 30… “Ogni tanto ci penso, anche quando non è l’anniversario. Non è tanto per dire, per farmi bello, chi mi conosce lo sa. Ago è stato parte della mia vita. Quando sono arrivato a Roma ero un ragazzino e fu la prima persona che conobbi. Tempo di una chiacchierata e mi invitò a casa sua. Abitava a via del Serafico. Mentre pranzavamo, mi propose di dormire da lui. Rimasi due, tre giorni, il tempo di trovare qualcosa. Passava per essere un orso, un introverso e invece non era vero. Era di una generosità incredibile”.
Un po’ come lei, forse per questo motivo che andavate d’accordo… “Si può darsi. A noi ci fregava il fatto di essere un po’ timidi. Così sembravamo due scontrosi brontoloni, ma non era così. Ago era veramente una bella persona, lo percepivi subito. Era educato, uno che difficilmente sbagliava un comportamento. Lo dovevi conoscere quello si. Perché non era un ragazzo che si apriva con tutti.A volte sembrava assentarsi, vivere in un mondo tutto suo. Però quando serviva era sempre presente, non si tirava mai indietro. Siamo stati insieme 10 anni, non 10 giorni. È inevitabile che quando abbiamo smesso di giocare le strade si siano divise. Ci sentivamo di meno, c’eravamo visti un paio di volte ma restava sempre un bel pensiero e la certezza che se alzavi il telefono, lui c’era”.
Negli incontri che a volte fate tra ex compagni di squadra, vi capita di parlare di Di Bartolomei? “Certamente. Nessuno di noi, di quella Roma intendo, riesce ancora oggi a darsi una spiegazione. Perché nella vita puoi stare male, puoi avere dei problemi, puoi essere dimenticato nel dopo-calcio, però così no… Così no, non doveva fare un gesto del genere (si commuove, ndr)”.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina