Adesso fate una cosa tanto cara a Mourinho: distogliete l’attenzione, ma da lui. Cari perbenisti presunti e compagnia canticchiando, se non volete sentire i romanisti, vogliate almeno sentire la AS Roma. Che ha sì il profilo del silenzio, ma quando è troppo è troppo. Saranno pure californiani trapiantati in Texas, ma i Friedkin hanno imparato parecchio di Roma in tre anni. Sicuramente il detto che dice quanno ce vo’ ce vo’.
Per la prima volta in modo forte e chiaro sul tema degli scontri di “palazzo” la proprietà si è schierata con il suo allenatore per dire basta. Che significa? Niente voli pindarici. I fatti: domenica pomeriggio prima della gara col Sassuolo Pinto ha alzato la voce contro una serie di sistemi che dal 4 maggio 2021 in poi ha preso a cuore una causa: bacchettare Mou, lasciando chiagnere e fottere tutti gli altri.
Si potrebbero rinvangare i deferimenti spediti in tempo e quelli spediti in ritardo di serriana memoria, ma limitiamoci a questa stagione, che dimostra la pratica sfacciata dei due pesi e delle due misure, habitué del calcio che predica (finte) trasparenze e dell’ipocrita Italietta di quarta fascia: in principio fu De Siervo, ad della Lega Calcio, a inaugurare i contrattacchi. A pensarci bene, con un calendario asimmetrico è normale aspettarsi delle istituzioni asimmetriche (ancora nessuna nota ufficiale sulle identiche critiche di Sarri).
Tanto vale per il capo degli arbitri ed erede del destituito Trentalange, Carlo Pacifici, che è diventato più noto di prima per aver condannato le parole di Mourinho su Marcenaro e Di Bello, mai offesi – sempre che di recente non sia stato introdotto il reato d’opinione – dal tecnico nella lingua che ogni italiano dovrebbe imparare a scuola.
Difendere la categoria è legittimo per il presidente dell’Aia (…). Lui è uomo delle istituzioni e sicuramente rimprovererà anche Sarri, Ranieri e Thiago Motta, che hanno attaccato arbitri e Var vari. A Roma c’è il Tevere, noi, stavolta con Tiago, Dan e Ryan, aspettiamo sulla riva del fiume.
Quanto a Berardi (molti la pensano come José, ma non lo dicono così si credono assolti pur essendo coinvolti), che pure al Mapei ha provato a recitare con Ndicka ma è finito presto dietro le quinte, dopo la scarpata involontaria con cui ha fornito a Henrique l’assist per l’inutile gol dei neroverdi, e al presunto fair play di Dionisi, li invitiamo solo a rivedere l’espulsione di Kumbulla in Roma-Sassuolo del marzo scorso e cliccare su rewind come avrebbe dovuto fare il Var in quell’occasione. (…)
Per finire, sul fascicolo della Procura federale Pinto si è appellato al buonsenso e vedremo come finirà. Intanto, matematico, magari anche per distogliere l’attenzione, è stato “inquisito” il povero Thiago Motta. La Roma è quadrata, non morirà tonda.