Peccato. Perché la Roma vista ieri all’Allianz Stadium non meritava di perdere. E invece, la legge del corto muso punisce ancora. È bastata la solita (ormai siamo a quota sei in stagione) amnesia a inizio secondo tempo, per cancellare una prova solida, di sostanza, e perché no di personalità che questa squadra non sempre lascia intravedere.
L’approccio alla gara della Roma è quello giusto. Baricentro non troppo basso, con Dybala libero di spaziare dove vuole. Un palo esterno di Cristante (sul tiro c’è una leggera deviazione di Vlahovic) regala l’illusione di una Juve se non proprio in difficoltà almeno sorpresa.
Lukaku si sbraccia invano chiedendo un pallone giocabile ma il palleggio giallorosso è quasi sempre orizzontale e mai verticale. La Juve è lì che attende l’errore in fraseggio o l’uno-due al limite dell’area che non va in porto, per poi ripartire veloce in contropiede.
Primi 45 minuti pari in tutto o quasi. Mai però abbassare la guardia con questa Juventus, soprattutto se in stagione ti porti dietro il fardello di ripartenze soft dopo l’intervallo, dove spesso subisci rete nei primi 5 minuti di gioco. E così al primo affondo arriva il vantaggio: Llorente conferma la difficoltà in marcatura su Vlahovic che di tacco serve Rabiot bravo a superare Rui Patricio in uscita.