“Tutto è politica”, spiegava Aristotele più o meno 25 secoli fa. E allora, per parlare di derby a Roma, non c’è niente di meglio che farlo con Virginia Raggi, sindaca della Capitale, chiamata tra l’altro a gestire il dossier sul nuovo stadio giallorosso.
Stracittadina anomala, in Campidoglio se ne percepisce lo stesso avvicinarsi? “Certo. Da che ho memoria, qualsiasi cosa succeda, il derby prende tutti. Le battute, gli sfottò, le scaramanzie ci sono sempre. Gli animi si stanno infervorando. Il calcio penso che ci faccia staccare la spina dai problemi quotidiani. È come se i romani mettessero ciascuno un pezzo di sé nella partita. Lo sport sano serve a ciò. Il resto non è sport ed inquina tutto”.
Nel suo mandato l’interlocuzione con Roma e Lazio è stata agevole? “Abbiamo sempre collaborato, soprattutto nelle iniziative a favore delle persone più fragili. Tutti i presidenti sono stati umani, e questo fa loro onore”.
Per i due club, si può dire che il prossimo, con le dovute differenze, potrebbe essere il quinquennio degli stadi di proprietà? “Certo. Per la Lazio, al momento non sono stati presentati progetti, ma le interlocuzioni sono aperte. Per la Roma, abbiamo trovato un progetto di Tor di Valle già incardinato e lo abbiamo migliorato, riducendo le cubature. Il Comune ha fatto quello che doveva fare”.
Ma se, in tempi di Covid, ci fosse un’ulteriore richiesta di riduzione di cubature, servirebbero ancora tempi infiniti per l’ok? “Siamo aperti a qualunque soluzione. La proprietà è cambiata. Vedremo se i Friedkin vorranno migliorare o variare. Tutto andrà fatto secondo le regole. Noi siamo disponibili”.
Se i proponenti decidessero di cambiare area e di approdare al Flaminio, di cui si è parlato, o a Tor Vergata, ci sono delle pregiudiziali negative? “Qualora ci fosse l’intenzione, vedremo. Noi siamo a disposizione e aperto verso qualunque proposta”.
Sulla questione stadio, rifarebbe tutto? “Ho fatto ciò che era da fare nel rispetto delle leggi. Le inchieste non hanno riguardato gli atti e le procedure, ma hanno rallentato. Ho fatto fare delle “due diligence” su tutto l’iter perché le cose devono essere fatte bene come garanzia per tutti. Che poi alcune norme per realizzare opere pubbliche, e non parlo solo dello stadio, dovrebbero essere semplificare io non l’ho mai nascosto. L’Italia deve poter correre di più”.
Da qui a 10 anni Roma e Lazio riusciranno a rivincere uno scudetto? “Spero anche più d’uno, e per ciascuna squadra”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini