Non si può dire che non ci abbiano provato. I due lettera effe, Florenzi e Fonseca, capitano e allenatore, si sono impegnati a fondo, contro l’evidenza dei fatti. Si dovevano capire per convincersi. Alla fine hanno realizzato che nell’interesse collettivo, ma anche personale, fosse consigliabile andare ognuno per la propria strada.
Profili Li sta separando una distanza molto più tecnica che umana, più sostanziale che formale. A volte la verità è banale, lucida. Si possono immaginare discussioni anche feroci dietro all’addio ormai probabile alla Roma. In ogni ambiente di lavoro può capitare di litigare con un capo per una divergenza di vedute. Ma la vera ragione è scritta negli schemi: il 4-2-3- 1 di Fonseca cerca determinati tipi di terzini e, se del caso, altri profili di attaccanti. Florenzi, tradizionalmente un tappabuchi utile ma non indispensabile, ha pagato la scarsa propensione a specializzarsi. Non è abbastanza solido e coraggioso come terzino, non è abbastanza creativo e imprevedibile per essere un attaccante.
A parere dell’allenatore, chiaro. E a Torino, travolto da Cristiano Ronaldo che è portoghese come Fonseca, Florenzi si è arreso alla sua stessa normalità: non solo è stato responsabile sul primo gol della Juventus ma nel secondo tempo, avanzato sulla linea offensiva, ha fallito la facile occasione del 2-3. In questo contesto, è inevitabile ripensare al misterioso “like” comparso la scorsa settimana su un commento che invitava la Roma a vendere Florenzi. Era firmato (e poco dopo cancellato) da Paulo Fonseca. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida