«Chiamiamo a testimoniare il signor (Panta)Leo Longo>. Ovvero l’ex segretario della Roma, dimessosi per il pasticciaccio Diawara, ora da qualche settimana, guarda un po’, direttore generale del Verona con un contratto triennale. Sarà questa, chiamare a testimoniare Longo accusato di essere un dilettante allo sbaraglio dagli stessi dirigenti del Verona che poi lo ha assunto (ma la cosa era in piedi già da tempo), la prima mossa dell’avvocato Antonio Conte nell’avvicinamento al nuovo confronto che si terrà davanti al Collegio di Garanzia del Coni.
La seconda sarà quella di convocare un altro testimone, Gianluca Gombar, il team manager della Roma, cioè il secondo protagonista della fesseria perpetrata al Bentegodi di Verona in occasione della prima giornata di questo campionato. I due, di fronte alla Corte Federale d’appello, non furono ascoltati, al contrario dell’amministratore delegato romanista dottor Guido Fienga che, peraltro, ebbe pure un vivace (eufemismo) confronto con la dirigenza della squadra allenata da quel tarantolato (vuol essere un complimento) di Juric.
Ed è possibile, peraltro, che pure stavolta non siano convocati per testimoniare. Dovrà deciderlo il Collegio di Garanzia del Coni prima che vada in scena l’udienza da cui scaturirà la definitiva sentenza sul caso Verona-Roma: zero a zero sul campo, tre a zero per i veneti sancito dal giudice sportivo dopo aver preso atto di come la società giallorossa non avesse inserito il nome di Diawara nella lista degli over ventitré (pur avendo quattro caselle vuote e rimaste inutilizzate). Un errore grossolano e colpevole, per carità, ma che rimane un errore e che non può essere paragonabile al dolo che sarebbe stata tutta un’altra storia.
C’è da dire che la recente sentenza dello stesso Collegio di Garanzia di Coni che ha tolto al Napoli il punto di penalizzazione sancendo pure la necessità di giocare sul campo la sfida a Torino contro la Juventus, legittimamente può alimentare un po’ di più la speranza della Roma e di tutti i suoi tifosi, affinché venga restituito il punto che aveva ottenuto, altrettanto legittimamente, sul campo al Bentegodi. Ci sta, ma la situazione rimane molto complessa e difficile. Per il semplice fatto che la società di De Laurentiis ha fondato la sua difesa sulla richiesta di una diversa interpretazione della norma.
Questo la Roma non potrà farlo perché la norma è quella, cioè prevede che l’errore e il dolo siano considerati sullo stesso piano. Come, in sostanza, se uno scippo fosse equiparato a una rapina a mano armata. Quindi per l’avvocato Conte la situazione da affrontare sarà diversa, ovvero dovrà chiedere (e ottenere si spera) che venga accettata una linea difensiva in cui si chiederà la rivisitazione della norma in questione. (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri