La Roma ha nove punti in meno dello scorso anno, ha perso nove volte in campionato, ha nove punti meno dell’Atalanta, quarta, con una partita giocata in più; il progetto triennale, con firma Mourinho, non uno qualunque, frena bruscamente e per l’ennesima volta. Mourinho, nel post Roma-Juve, usa la strategia delle distruzione verbale, con dichiarazioni, diciamo critiche, contro squadra e società sulle imposizioni economiche di mercato. Dalla distruzione si ricostruisce e la Roma, proprio secondo il suo allenatore, andrebbe praticamente rifondata, magari con un difensore centrale in più , un terzino , un centrocampista-regista. Tre giocatori di livello tecnico superiore alla media e con personalità.
Non è la prima volta che Mou parla in quel modo e finora certe dichiarazioni non hanno portato vantaggi, anzi. Una squadra debole caratterialmente, davanti a parole così nette, si indebolisce ancor di più, e una società che non può spendere, non comincia a farlo se ironizzi sul prestito di Salah o sul mercato che si sta facendo in questa fase, quasi a costo zero.
Il giorno dopo ti aspetti botti e fuochi d’artificio (una volta era così), invece, a Trigoria – con la squadra a riposo (ripresa del lavoro, oggi, in vista del Cagliari) tutto nella norma: giornata di confronto ordinario, senza summit particolari o vertici tra Mourinho e i Friedkin che hanno parlato certamente con Tiago Pinto, loro referente abituale e principale. Questo fanno sapere.
Adesso Mou, da parafulmine, diventa l’uomo della piazza per spingere il club a investire sui calciatori. Serve una sterzata, quella sì: come squadra e nelle strategie societarie. Il tecnico portoghese ha bisogno di giocatori all’altezza, caratterialmente forti e che tecnicamente sappiano fare la differenza. Come è stato abituato in passato: così ha vinto, così vuole vincere a Roma.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni