Anche un grande allenatore, è ovvio, dovrebbe essere innanzitutto giudicato in base ai risultati. Mourinho può vantare performance europee di valore assoluto. Di contro sono venuti a mancare i risultati in campionato. Un sesto e un settimo posto (al netto della penalizzazione della Juve) sono davvero un misero bottino.
Non c’è dubbio che nel giudizio dei Friedkin peserà anche il rapporto con il club. E, va detto, Mourinho non è mai stato tenero con la sua società. Però è anche vero che il lato aziendalista di Mourinho si è esaltato nel lancio e nella valorizzazione dei giovani.
In tutto questo c’è però un altro elemento da prendere in considerazione: il rapporto con i tifosi. In altre occasioni, di fronte a risultati altalenanti, ci sarebbe stata una profonda spaccatura tra la gente. Nel caso di Mourinho no.
E allora viene da chiedersi: quanto deve pesare nella decisione finale l’amore che la gente sta dimostrando verso il proprio condottiero? Deve prevalere il progetto societario o il volere del pubblico? Sei mesi ancora e avremo una risposta che, comunque, farà molto discutere. Perché anche questo è il destino dei grandi allenatori.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Vocalelli