utti giustamente parlano della riapertura delle scuole, e ci sono dubbi, ma vista la situazione com’è possibile solo ipotizzare la possibilità di tornare allo stadio? L’ultima parola spetta al Comitato Tecnico-Scientifico, non si deve considerare il ritorno allo stadio come simbolo efferato ed esclusivo di business. Il pubblico è quadro, non cornice. In un impianto sportivo il distanziamento sociale può essere applicato in termini meno vaghi e più efficaci rispetto alle discoteche, in Francia, al di là della curva pandemica, il campionato è decollato con una capienza massima di 5000 spettatori a partita.
In Germania, il 20 settembre saranno ammessi 8.500 tifosi, sorteggiati tra i 22.000 abbonati. Rigoroso il protocollo: biglietto nominativo e non cedibile, posti debitamente lontani. In Inghilterra parlano di ottobre, in Spagna frenano, ad ognuno il suo. Il passo è così delicato da suggerire il pieno di competenza e cautela. In Italia il virus ha contribuito ad agitare il pressing delle società e a confondere l’equilibrio operativo delle Regioni. Il Piemonte spinge per riaprire lo Stadium, ma gli esperti non hanno fretta. Sarà cruciale l’impatto “fisico” delle scuole.
FONTE: Il Fatto quotidiano – R. Beccantini