«Caro presidente, non ho mai allenato una squadra così forte». La confessione estiva di Luciano Spalletti a Pallotta non era soltanto un elogio formale alla Roma. Era una constatazione di fatto basata sui numeri e una previsione ragionevole sul futuro: mai Spalletti aveva viaggiato nella sua carriera di allenatore a una media-punti così alta, 2,08 a partita tra campionato e coppe.
PERCORSO – Rientrato a Trigoria alla fine dello scorso girone d’andata, quindi a metà gennaio, Spalletti ha “giocato” in dieci mesi già 39 partite accumulando 81 punti. E il ritmo sarebbe stato anche più alto se avessimo considerato soltanto il campionato: in Champions League invece la sua Roma si è avventurata quattro volte rimediando solo un pareggio e tre sconfitte, dunque 0,25 punti di media. Quasi in linea con il percorso italiano infine l’Europa League: 2 vittorie e 2 pareggi in 4 esibizioni, alla media di 2 punti netti a partita.
PRECEDENTE – Nei quattro anni del primo periodo romanista, cominciato con una vittoria il 28 agosto 2005 (Reggina-Roma 0-3) e finito con una sconfitta il 30 agosto 2009 (Roma-Juventus 1-3), Spalletti aveva stabilito il record societario delle 11 vittorie consecutive in Serie A, vincendo addirittura tre trofei che restano ancora adesso gli ultimi festeggiati dalla Roma. Si era qualificato per due stagioni consecutive ai quarti di Champions League, abbandonata in entrambi i casi davanti al Manchester United. Eppure nel conteggio della media-punti complessiva alla fine delle sue 224 partite non aveva superato la velocità di 1,86.
RECORD – In sostanza, l’alchimia tra squadra e tecnico funziona meglio oggi di allora. I due elementi si integrano con risultati di maggiore efficienza. E Spalletti, che è stato fermo due anni dopo essere stato esonerato dallo Zenit, ha raggiunto a Trigoria il suo migliore rendimento di sempre da quando allena. Proprio a San Pietroburgo, dove pure ha vinto due campionati russi e due coppe, aveva raggiunto la media-punti di 1,99 in 185 partite. Ancora meno Spalletti aveva fatto nelle sue precedenti esperienze: 1,58 nel triennio all’Udinese, 1,45 nelle 20 panchine all’Ancona, 1,40 nelle poche settimane alla Sampdoria tra febbraio e giugno ‘99, 1,38 nella proficua epoca della “sua” Empoli. Il ritmo-medio tarato sull’intera carriera di Spalletti dice 1,74 punti a partita: assai più basso, dunque, rispetto all’attualità Roma.
PROGRAMMAZIONE – Dev’essere per questo che il club, da Pallotta in giù, gli ha chiesto diverse volte (l’ultima non molto tempo fa) di rinnovare il contratto in scadenza a giugno. La risposta è stata la solita: interlocutoria. Per analizzare l’umore di Spalletti, in merito alla firma, bisogna tornare alla sua ultima dichiarazione sull’argomento: «La penna del mio rinnovo di contratto ce l’hanno in mano i calciatori. Se loro fanno bene non ci sono problemi, se non fanno bene significa che io li ho allenati male». Era il 25 ottobre, vigilia della trasferta contro il Sassuolo. In sostanza Spalletti affida alla squadra la responsabilità di costruire un futuro insieme. Un ritorno in Champions League, per esempio, potrebbe essere un premio sufficiente per giustificare il rinnovo. Ma non è solo questo a lasciare in sospeso la vicenda. Per continuare con la Roma, una squadra che ha imparato ad amare, Spalletti aspetta di conoscere nel dettaglio le potenzialità di sviluppo della società: il mercato di gennaio in questo senso può servirgli come traccia, nel campionato in cui la Juventus sembra finalmente tornata alla portata degli umani.