Daniele De Rossi si è tolto gli scarpini per l’ultima volta a Buenos Aires. La prima volta, invece, li allacciò a Ostia. Lì, con la maglia dell’Ostia Mare, Daniele tira i primi calci al pallone. Lì, a due passi dalla centralissima via delle Baleniere, vive il papà Alberto. Lì, sempre lì, l’ex campione giallorosso ha un attico sul lungomare, da cui la moglie Sarah Felberbaum posta su Instagram foto di tramonti mozzafiato.
Ostia-Buenos Aires, andata e ritorno. Basta metter piede nello stadio Anco Marzio dell’Ostia Mare per rendersene conto: tutti lo ricordano ancora con affetto. Perché, in fondo, Daniele non se ne è mai andato. Nel centro sportivo, avvolto da pini marini, ci sono le fotografie: una, in particolare, immortala un giovanissimo De Rossi accanto a un trofeo, insieme a un compagno di squadra.
Quel compagno, che ancora oggi indossa la maglia bianco-viola dell’Ostia Mare, è Adriano D’Astolfo: «Quella fotografia mi emoziona. Mi ricordo quel ragazzo biondissimo, che già era il più forte di tutti, e a cui piaceva sempre scherzare. Era un simpaticone – racconta – ed essendoci incontrati anche da avversari, posso dire che ho sempre visto quel Daniele, umile e sorridente, che è ancora oggi». Poi c’è Massimo Bonanni, classe 1982, di un anno più grande, che De Rossi lo ha avuto prima come compagno di squadra e poi – nel 2006 – come avversario, a Roma, nella partita delle partite.
Il derby. «Giocavo nella Lazio, e mi sono ritrovato Daniele come avversario. Eravamo amici, ma anche tifosi delle rispettive squadre. E lui in campo era davvero un mastino – racconta Bonanni, mi ricordo che, dopo un contrasto, mi disse: “Ma come, fino a due anni fa stavi con noi, e mo’ stai dall’altra parte…”», alludendo al passato giallorosso di Bonanni stesso. Di certo i due ex compagni di De Rossi su una cosa sono certi: Capitan Futuro ha la stoffa per fare l’allenatore. «Presto una grande società darà una panchina a De Rossi», continua Bonanni: «Quando sei stato per un decennio uno dei migliori centrocampisti d’Europa, e sei riuscito a trasmettere tutta la tua grinta anche ai tuoi compagni di squadra, di certo metterai la stessa verve anche dalla panchina».
FONTE: Leggo – L. Ranchi