Non è mai facile accontentarsi per uno come lui. Per uno che ha sempre pensato e vissuto momenti special. Accontentarsi di un semplice posto in Champions League senza mai aver lottato per essere primo; accontentarsi di vincere una Conference, neonata e poi portata a casa, o di provare a concedere il bis con l’Europa League, dopo aver sentito l’ebbrezza di soggiornare per anni in Champions, e vincerla.
Mourinho guarda l’obiettivo romanista e gli piace, senza pensare al passato: c’è gloria anche qui, a Roma, in ciò che si fa, per come si fa. E si accontenta, eccome. Accontenta, chiaro, si fa per dire. Vincere ancora sarebbe vitale per tutti, città, tecnico, squadra e società. Mou ha in testa solo questo obiettivo: superare il Leverkusen e poi godersi (e possibilmente vincere) la finale di Budapest, 31 maggio. Conta solo quello, dopo aver capito che raggiungere la Champions attraverso il campionato è complicato, se non impossibile.
Europa League e basta e le scelte di formazione effettuate a Bologna, non fanno altro che confermare queste sue intenzioni. Vincere, sempre e comunque, anche trofei, per lui, di secondo piano. Vincere qui poi, è diverso, e avvolgente pur sembrando minore e José lo ha capito. Lui che trasporta entusiasmo e da questo si lascia trasportare. Ha scelto la Capitale perché aveva bisogno di rilanciarsi, oltre che rilanciare la Roma. Giovedì è la notte, e ci vorrebbe un docufilm/serie come quello dedicato al Tottenham, passato da Pochettino a Mourinho: All or nothing. Tutto o niente. Nella sua testa c’è quel tutto o niente; le mura di Trigoria parlano, tutto o niente; i giocatori ne sono consapevoli, tutto o niente.
Andare in finale già vuol dire consolidarsi in Europa, dopo il successo in Conference e dopo le tre semifinali europee negli ultimi sei anni. Conquistare l’Europa League poi, sarebbe per la Roma un momento leggendario: basti pensare che il successo dello scorso anno in Conference è arrivato dopo la Coppa delle Fiere alzata ai tempi di Giacomino Losi, nel lontano 1960-1961. Due Coppe di fila, solo Mou poteva riuscirci.
La storia della Roma in Europa è questa qui, e Mourinho l’ha impreziosita con la sua presenza vincente. La missione sarebbe compiuta, in caso di successo a Budapest: lo Special avrà rilanciato la squadra, ingrigita dalla precedente gestione, avrà soprattutto rilanciato se stesso, visto che negli ultimi anni veniva da esperienze non proprio positive e tanti lo additavano come tecnico finito, passato etc. In questo caso, se andasse via da qui, lo farebbe sul tappeto rosso: vincitore lui, vincente la Roma, ancora una volta.
Insomma, questo sarebbe il “tutto”. In caso contrario, in mano non resterà niente, solo belle sensazioni. Niente perché gli obiettivi sportivi saranno semplicemente sfumati: la Champions dal campionato al momento è un miracolo, non vincere l’Europa League lascerà solo rimpianti e un po’ di amarezza. Ma anche in questo caso, lui andrebbe via comunque da vincitore: per le note questioni di contorno e per quella Conference che comunque è li, in bacheca. La Roma senza Champions vivrebbe un’estate di difficoltà, per le note questioni legate al settlement agreement Uefa, mentre Mou avrà riconquistato il suo appeal. Vincere, insomma, non sarà l’unica cosa che conta, ma quasi. Diciamo un qualcosa di Special.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni
https://tuttoasroma.it/ultime-notizie-as-roma/partite/pagelle-as-roma/bologna-roma-le-pagelle-di-alessandro-nardi/