Roma è già stata qui. Il 6 novembre e pure duemila anni fa. Il passo è stato tutto sommato breve: dal Vallo Antonino, la leggendaria fortificazione che separava la Britannia dalle terre dei celti, a quello di Gian Piero, eretto in estate nel ritiro di Derby, 290 miglia più a sud, e fortificato di gara in gara fino alla consacrazione europea avvenuta a casa Rangers il mese scorso. Ma la difesa non basta, la Serie A lo ha già dimostrato. Così i giallorossi sono tornati a Glasgow con un piano: riprendere quel filo di Scozia che permetterebbe loro di entrare nella top 8 di questa Europa League, il torneo che non lascia indietro nessuno.
Bastano una manciata di successi per accedere nel paradiso dei ricavi, garantendosi almeno 22 milioni tra premi e bonus senza passare dai playoff di febbraio. Soldi che Massara potrebbe investire subito su Zirkzee, qualora lo United non accettasse la formula del prestito con diritto di riscatto, oppure per quell’ala sinistra che Gasp aspetta da giugno. La Roma è a 9 punti, il Celtic del nuovo tecnico Nancy a 7. Per Mancini e compagni la zona verde dista appena una lunghezza. «Adesso i punti cominciano a pesare – ha detto Gasperini presentando il match – e noi vogliamo fare strada in Europa».
Vincere per lui sarebbe un’opportunità ghiotta, mentre per il collega somiglia a una sorta di obbligo. I tifosi del Celtic la considerano una finale e non a caso la giocheranno in 60 mila. Anche se questa, è bene ricordarlo, non è gente abituata a prendersi troppo sul serio. Quei giovani che in epoca vittoriana lanciavano sacchetti di pipì sugli artisti della music hall, oggi mettono un conetto stradale arancione sulla testa della statua del Duca di Wellington ogni notte, davanti alla Galleria d’Arte Moderna. Gli scozzesi sono quelli del kilt: scendono in battaglia senza mai rinunciare all’ironia. (…)
Per allentare la morsa del fair play finanziario servono i ricavi. Nella passata stagione l’Europa League, conclusa agli ottavi contro il Bilbao, ha portato 22,6 milioni. Oggi la prospettiva è superare quella soglia. Trigoria potrebbe incassare infatti una cifra vicina ai 7 milioni tra bonus di partecipazione e risultati (ogni vittoria nel torneo vale 450 mila euro), altri 1,7 per gli ottavi, circa 3 per il piazzamento in classifica e 10 per il nuovo “pilastro value”, che fonde market pool e ranking. Siamo sui 22-23 milioni al netto degli incassi al botteghino. Con questo tesoretto la Roma avrebbe decisamente più margine nelle trattative – Zirkzee, Fabio Silva, Kalimuendo e Yuri Alberto i profili sondati – anziché doversi accontentare soltanto di prestiti low cost. Uno sforzo Gasperini se lo aspetta. Ma c’è chi giura di aver sentito pronunciare a Dan Friedkin una frase che suona più o meno così: “Europe is the way”. L’Europa è la strada.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











