Mourinho apre l’allenamento del pomeriggio, lancia una battuta ai pochi presenti in tribuna. Dal campo ascolta il suono molesto dei gabbiani, infastiditi dal drone che “occupa” il loro spazio. Vaga per il campo, il lavoro sta per cominciare: è appena arrivata un’altra sentenza Uefa, che ha detto no al ricorso sulle quattro giornate di squalifica. Per come è fatto, ne andrà anche orgoglioso. Tanto il popolo è con lui.
Lo è di sicuro, lo è dei suoi ragazzi, che non ha abbandonato dopo Budapest. “Resto qui per voi”, disse. Con forza. Mou credeva in una squadra che sarebbe cresciuta, perché ama competere con l’obiettivo/possibilità di vincere. E oggi José resta il capo supremo di un gruppo, che ha voglia di andare oltre il futuro. “Quando un cammello parla, gli altri non parlano”, così il portoghese ai suoi durante la seduta di allenamento. Chiede attenzione, di sicuro in campo, ma anche fuori.
Siamo a metà della preparazione, la Roma si sta ristrutturando con i mezzi che ha e Mou ormai ci ha fatto l’abitudine, sa che non può avere il Drogba della situazione, sa che De Bruyne è utopia. Gli vanno bene gli arrivi stagionali, Aouar, Kristensen e Ndicka, pian piano li sta conoscendo uno per uno, ora ha bisogno dello scatto in avanti. Aspetta il centravanti, che manca numericamente dall’ultima di campionato, quando Abraham in campo ha lasciato un ginocchio e parecchi milioni della sua cessione.
Lui lancia messaggi, continui, su Instagram fa capire che il plus sia Morata, che però è in Corea del Sud con l’Atletico di Madrid e per ora costa troppo. Scamacca è in stand by e qui c’è il solo Belotti, spremuto perché non ha alternativa; Dybala è alle prese con il rinnovo, che Mou ha messo come priorità. Lo Special ha già denunciato in un recente passato i suoi timori: non vuole essere lasciato solo, non vuole fare tutto lui.
Chiede maggiori attenzioni, sostegno, sulle questioni arbitrali e, in questo frangente, sul mercato. Il bomber serve, e non solo per una questione numerica. Prima possibile. La squadra funziona, ma non può reggersi solo su Dybala, spesso pure lui colto dalle fragilità e non solo contrattuali. Manca la punta che lo renda felice. Con l’idea di poter arrivare alla sfuggente Champions League, unico traguardo che, se raggiunto, potrebbe ancora trattenerlo a Roma. Lui e non solo. Il futuro si gioca adesso, costruendo senza sbagliare mosse. Ascoltando il cammello.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni
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