Edin con Udine ha tutte le lettere in comune tranne una, la U che fa tanto inversione di tendenza. E se dell’inversione di Dzeko s’è scritto una biblioteca intera, di quella della Roma si capirà oggi, più o meno ore 17. Perché la squadra che in casa non ha fallito un colpo, è la stessa che quando deve portarsi dietro il trolley non sempre fa le cose per benino. Del rendimento esterno colpisce soprattutto questo: per tre volte la Roma è rimasta senza gol – Firenze, Empoli e Torino (Juve) –, strana storia per una squadra abituata a costruire tanto, pure oggi che ha sposato la linea pratica e vincente.
PRECEDENTE – Pratico è diventato pure Dzeko, che ha appena chiuso il girone d’andata più prolifico della sua carriera: 13 gol e spicci, se per spicci si intendono i quattro pali – nessuno ne ha colpiti di più in A – che avrebbero potuto trasformare quel 13 in una cifra ancora più succosa. Ma il dato statistico si fa persino benaugurante, se è vero che da quando Dzeko è diventato Dzeko, ovvero dal 2008 in poi, l’attaccante ha quasi sempre fatto meglio nei gironi di ritorno. Tralasciando la stagione del cambiamento in corsa tra Wolfsburg e Manchester, solo nel 2011-12, la prima intera al City, il bosniaco ha peggiorato il suo rendimento sotto il profilo realizzativo. Ce n’è abbastanza per sperare, a mettersi nei panni di Spalletti. Ce n’è abbastanza per ricordare, perché Udine, otto mesi fa, fu una partita non banale per il bosniaco. «Che si fa? Gli ridò la maglia, sono convinto che lui farà vedere il suo valore»: con queste parole, il 12 marzo di un anno fa, Spalletti spedì in campo a Udine da titolare il bosniaco, asfaltato nell’umore e nei giudizi dopo il buco nero di poche ore prima al Bernabeu, con il Real Madrid, terra di gol mangiati. Dzeko soffriva il parallelo con Totti, a Udine partì dall’inizio e segnò la rete del vantaggio. Poi nel match successivo Spalletti lo rimise in panchina, confessando lui stesso – mesi dopo – di aver commesso un errore.
UOMINI CONTATI – Oggi il rischio non c’è, perché la Roma ha idee numerose ma uomini contati. Tra questi di sicuro c’è El Shaarawy, che sembra lo Dzeko della stagione scorsa: entra ed esci, continuità questa sconosciuta. Ma tanta voglia di metterci la firma come accaduto con il Chievo prima di Natale. Spalletti lo lancia e intanto fa scaldare Totti, che cerca l’esordio nel 2017: praticamente impossibile vedere oggi il capitano dall’inizio, ma il suo contributo di minuti è lì, pronto per essere sfruttato. C’è Udine, la Samp in Coppa Italia e il Cagliari: (almeno) una di queste tre sarà anche la terra di Totti. Terra di gol.