Inversione a U. Dopo la delusione della rimonta subita in casa al giro di boa del girone di Europa League, la Roma sterza violentemente verso orizzonti più vincenti. Perché «non accetta più la non vittoria» e la partita con l’Austria Vienna è il momento giusto per dimostrarlo, nonostante le defezioni che hanno ridotto all’osso la rosa di Spalletti. «Fink ha ragione, noi – assicura il tecnico toscano alla vigilia – siamo più forti. Giocheremo per i tre punti, se lui si accontenta noi non lo facciamo. Bluffa o non bluffa, può fare quello che vuole, le nostre intenzioni sono queste. La partita d’andata ci ha insegnato molte cose, errori fatti in quella maniera lì bisogna ricordarli per far sì che non ricapitino. Io vedo una Roma molto cresciuta negli ultimi tempi, anche se poi i numeri non confermano, o forse sì, ma dipende con che occhi si guardano».
Spalletti ha il termometro dello spogliatoio ed è con quello che misura le sue sensazioni «Io sento che i calciatori respirano un’aria differente. Non accettano di non vincere una partita, diventa quasi un ringhiare, invece che parlarne, andando poi ad analizzare le motivazioni del mancato risultato. Non accettano più la non vittoria dopo una prestazione come quella di Empoli. E’ una crescita di gruppo secondo me, non appartiene soltanto a quei calciatori o quegli individui che lo hanno caratterialmente nel Dna: fa parte dello spogliatoio ora». Se fosse vero, sarebbe la svolta che cercava per creare una grande mentalità, soprattutto in Europa. Roma e Austria Vienna hanno 5 punti a testa, i giallorossi hanno dalla loro una migliore differenza reti, ma non è un calcolo da eseguire adesso, perché bisogna fare bottino pieno stasera alle 19 per non rilanciare anche le inseguitrici, racchiuse in una stretta forbice di punti: 3 l’Astra Giurgiu, 2 il Viktoria Plzen. Un gruppo apertissimo, contro ogni pronostico. Le scelte di Spalletti sono state praticamente azzerate dagli infortuni, un difensore dietro l’altro è entrato in infermeria e sarà De Rossi uno dei centrali della retroguardia che dovrebbe schierarsi a tre, con Rudiger («Sono pronto e felice di giocare con la Roma») e Juan Jesus: «Daniele ha questa qualità che può dargli anche un’apertura importante per il futuro. Siamo a posto, lui sa farlo il centrale, siamo in grado di mettere una formazione in campo di tutto rispetto. Non penso a chi è rimasto a casa perché non può far gol e noi abbiamo bisogno di gol».
Fazio è a Vienna ma si è allenato a parte per un problema al polpaccio: non dovrebbe essere rischiato. A centrocampo si rivede Strootman con Paredes, davanti ci sono più soluzioni: «Di attaccanti ne ho uno in più, quindi non dico il titolare e la riserva». Perotti non dovrebbe mancare, El Shaarawy sarà (come Peres) l’esterno di centrocampo, per cui il dubbio riguarda Salah-Iturbe: una maglia sola per chi starà dietro a Dzeko. I guai non finiscono con l’elenco degli assenti («Totti è da valutare la prossima settimana» lascia intendere che sarà out anche contro il Bologna), il fardello della Roma in Europa è il tabù trasferte: 21 mesi senza vittorie lontano dall’Olimpico, 4 pareggi e 3 sconfitte dall’ultimo successo in casa del Feyenoord nel febbraio 2015. Gli austriaci, invece, sono imbattuti in gare europee da 6 turni. Serve davvero un’inversione di marcia.