Un altro giorno è passato senza che sia stata messa la parola fine. Edin Dzeko non chiede scusa, lavora per conto suo. Sorrisi con i compagni, gelo con Fonseca. Che a sua volta, supportato dalla società e in particolare dal connazionale Tiago Pinto, non molla di un centimetro. Separati in casa, separati dal caso. Trigoria è un mondo ovattato in cui tutto procede senza che una mossa decisiva sblocchi lo stallo.
Ma se le ore passano senza che qualcosa accada, con il mercato che chiude il primo febbraio, la Roma ha un problema: non può e non deve delegittimare l’allenatore, che grazie alla vittoria con lo Spezia ha guadagnato credito e credibilità, e al tempo stesso non può estromettere per sempre colui che è stato capitano, colui che ancora è un campione, colui che per ingaggio è al terzo posto dell’intera Serie A dopo gli juventini Ronaldo e De Ligt.
Senza guardare troppo al passato, sui motivi che hanno spinto Guido Fienga ha rinnovare il contratto a Dzeko fino al 2022 a 7,5 milioni netti a stagione, l’attualità è un buio nel quale occorre orientarsi velocemente. Se Dzeko resta, perché le condizioni del mercato della pandemia non consentono allontanamenti definitivi, sarà interesse di tutti ricucire.
Dzeko non giocherà contro il Verona, così come non è stato schierato nella partita d’andata quando era a un passo dalla Juventus, ma questo non significa tutto. E’ diretta conseguenza della ribellione della scorsa settimana. Quando tutte le strade porteranno a Roma, sarà interesse collettivo ragionare su una tregua che finora è stata ostacolata dalle circostanze in cui è capitata: la finestrella sul trasferimento è ancora socchiusa.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida