“Quando non ci sono tutti la squadra non ha la stessa qualità, ma abbiamo deciso di cambiare perché è impossibile giocare tutte le partite con gli stessi giocatori. Mi chiedono perché non gioca questo o quest’altro, ora forse si è capito“. Parole identiche a quella pronunciate due sere fa da Mourinho, ma risalgono a marzo del 2009, quando lo Special One era alla guida dell’Inter, sconfitta per 3-0 nella semifinale di Coppa Italia dalla Sampdoria. Sono in tanti quelli che hanno criticato il tecnico per quelle frasi, reiterate in forma diversa in tutte le interviste e conferenze da inizio stagione. Frasi che vanno in contrapposizione con le parole di Tiago Pinto, che ha negato qualsiasi divergenza con il tecnico.
Di sicuro per una parte della tifoseria Mourinho sembra avere quasi esaurito il credito che si è portato dietro al suo arrivo nella Capitale. Dall’allenatore più pagato nella storia della Roma in molti si aspettavano di più, soprattutto nella crescita di una serie di calciatori che avrebbero dovuto fare il salto di qualità e che invece sono finiti ai margini della rosa. La separazione, da giovedì, è ancora più netta tra i 12-13 che reputa buoni per il suo progetto e tutti gli altri.
Se la sua strategia di distruggere la rosa per poi ricostruirla a sua immagine e somiglianza darà i frutti lo dirà il tempo. La cosa certa è che ha chiesto alla società di intervenire sul mercato già da gennaio e ha indicato anche l’identikit dei calciatori che servono: se prima parlava di esperienza, ora parla di qualità. Dovranno essere i Friedkin a decidere se accontentarlo, anche se sarebbe un clamoroso passo indietro dopo una scelta così impegnativa.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini