A ripensare alle sudate sui campi universitari di San Diego e di Boston, al lavoro nel preritiro di Trigoria, alla settimana anticipata di De Rossi che spiegava la Roma a Coric e Bianda, ai colpi di mercato di Monchi, così precisi e per una volta così anticipati, alle ossessive correzioni di Di Francesco per ogni dettaglio di campo che pareva sporcare anche una sola nota nell’orchestra sinfonica che s’andava formando, all’entusiasmo dei nuovi arrivi e al ricordo negli occhi dei tifosi delle ultime esaltanti giornate della stagione scorsa e di quella vittoria sul Barcellona, oggi pare di stare su Scherzi a parte. Ma alla fine di uno di quegli scherzi in cui il malcapitato si sfoga di brutto con l’amico che l’ha trascinato in un incubo tanto brutto.
Il più ottimista tra di noi (romanisti) al momento del varo dei calendari di serie A sfidava il destino e la scaramanzia con proclami tipo «Al derby arriveremo a punteggio pieno». E la considerazione non aveva niente a che fare con la spudoratezza agostana tipica di ogni tifoseria, e in certe stagioni particolarmente coltivata da queste parti, ma solo con la clemenza con cui erano stati dosati gli avversari prima della sfida con la Lazio: Torino in trasferta (l’unico superato di slancio) e poi Atalanta in casa, Milan a domicilio, e poi Chievo, Bologna e Frosinone. Magari non a punteggio pieno, ma 14-15 punti sembravano a portata anche secondo i più razionali, 12 per i più pessimisti. E invece oggi, alla vigilia dell’ultima puntata del miniviaggio, i punti sono 5 e se si batterà stasera il Frosinone si arriverà a 8.
E non è uno scherzo, è un incubo che si è materializzato partita dopo partita, tanto da rimettere in discussione Di Francesco e il suo lavoro, Monchi e le sue scelte, Pallotta e gli allenamenti sui suoi campi universitari, Baldissoni e le sue strategie aziendali, e ogni singolo giocatore che all’improvviso non pare in grado di svolgere il suo mestiere con il minimo di dignità sindacale. Riannodare oggi il nastro delle occasioni sprecate e degli orrori svelati non serve a niente, qui il mare è in tempesta e serve solo remare tutti nella giusta direzione. Frosinone è un porto sicuro e vicino, se la navigazione riprende con un minimo di stabilità, si può tornare a tenere la rotta. Ma la retorica del «Dammi tre punti e non chiedermi niente» non vale più.