San Siro, ore 20,45: tocca all’Inter, da domenica nuova capolista del campionato, fare l’esame di maturità alla Roma. Che, in 14 gare del torneo, ha battuto solo le big decadute, il Milan ormai da anni e il Napoli dell’attuale stagione. Gli altri risultati in altalena: il pari sofferto contro la Lazio terza, il ko interno con l’Atalanta (adesso) sesta e il pari casalingo contro il Cagliari quarto (davanti ai giallorossi solo per la differenza reti: +1).
Conte, rifiutata nella scorsa primavera l’offerta di Pallotta, pesa insomma il lavoro di Fonseca che, pur non essendo stato la prima scelta del management italiano della proprietà Usa, sta lasciando la sua impronta pure in serie A dopo aver festeggiato 7 titoli nei 3 anni in Ucraina con lo Shakhtar Donetsk. «È un onore se hanno parlato con lui e oggi il tecnico di questa squadra sono io» precisa il portoghese.
OLTRE L’EMERGENZA – La sfida, anche per il rendimento in rialzo della Roma (5 successi nelle ultime 6 partite), è da vertice. Entrambe le squadre, guardando al campionato scorso, hanno 8 punti in più. Non contano, dunque, i 9 che le separano in classifica. E, a sentire i diretti interessati, nemmeno chi è fuori per infortunio. L’allenatore nerazzurro non piange, e lo rimarca in pubblico, per le assenze. Gli mancano, oltre all’attaccante di lusso Sanchez, i centrocampisti azzurri Barella e Sensi. E Gagliardini.
Nel bel mezzo del suo 3-5-2, userà i ricambi. Non sta messo meglio il collega giallorosso che, pur recuperando al fotofinish Dzeko (solo alla vigilia in campo dopo l’attacco influenzale), perde Fazio (risentimento all’adduttore: 22° infortunio stagionale) che si aggiunge a Zappacosta, Cristante, Pastore e Kluivert. Ma nemmeno il portoghese si lamenta. Anzi, avverte: «È il tipo di partita che noi vogliamo giocare. Contro queste squadre. Abbiamo la grande chance di dimostrare che siamo in un buon momento».
SHOW OFFENSIVO – «Daje bomber, copriti!». Dzeko sale sul treno a Termini, coccolato e protetto dalla sua gente. E da Fonseca che se lo tiene stretto: «È pronto, gioca». Davanti il portoghese vuole andare sul sicuro. È quindi la notte per ripresentare l’ex nerazzurro Zaniolo da esterno offensivo a destra e rilanciare Mkhitaryan, provato da centravanti (soluzione in corsa), sulla corsia sinistra (ballottaggio con Perotti). Scontate le 2 novità in attacco e probabile il ritorno di Spinazzola da terzino destro.
Così Florenzi, il capitano, rischia di non avere nuovamente spazio dall’inizio, anche se fino all’ultimo si augura di essere preso in considerazione dal tecnico, dietro o avanti, dove i posti sono ancora in palio. Conte, invece, interviene forzatamente a centrocampo per sostituire Gagliardini: l’unico play disponibile è Borja Valero. Possibile anche il rientro di Biraghi sulla fascia sinistra.
L’Inter da record (12 successi nelle prime 14 gare, mai successo nella storia nerazzurra: solo la Juve, in 4 tornei, ha contato fino a 13 in 15) è soprattutto Lautaro e Lukaku: l’attacco, da 10 match (Champions compresa), segna minimo 2 reti a partita. Merito del tandem e del collettivo (11° marcatori diversi in campionato, come la Roma e il Cagliari).
I giallorossi, però, sanno che proprio a San Siro la capolista si è già fermata (ha perso punti solo in casa), cadendo contro i campioni d’Italia e pareggiando con il Parma. Fonseca anticipa alla platea il menù per la serata di gala: «Useremo il solito nostro coraggio, ma anche il rigore difensivo».
FONTE: Il Messaggero – U. Trani