Comunicato numero quattro. Emesso ieri mattina, cioè all’inizio di una giornata che ha riservato parecchie novità. Come, del resto, sarà perlomeno fino al prossimo diciassette agosto, giorno fissato per il closing. Che ci sarà a Londra alla presenza della famiglia Friedkin che, però, causa pandemia, al momento non sa ancora se dopo potrà volare a Roma (come vorrebbero tutti i componenti) per presentarsi davanti a un notaio della capitale per l’ultimo atto dell’acquisto della società (non potessero venire saranno fatto delle procure per chiudere comunque il deal).
Ad aspettarli nella City ci sarà il dottor Alessandro Barnaba, guru della finanza, residenza londinese, romano, romanista, ex Jp Morgan da cui si è chiamato fuori pare per mettersi in proprio, ottimo amico di Pallotta e Friedkin, rapporti internazionali di altissimo livello, uomo chiave per la felice conclusione della trattativa, futuro membro del consiglio d’amministrazione della nuova Roma.
Il comunicato numero quattro, richiesto anche dalla Consob, è stato firmato soltanto dal gruppo Friedkin. Tema la prossima Opa (offerta pubblica d’acquisto) che sarà lanciata dopo il closing. Opa di cui i Friedkin hanno anticipato i numeri: per ogni azione sarà garantito lo stesso prezzo che hanno pagato a Pallotta e soci per l’acquisto dell’ottantasei per cento e spicci delle azioni, cioè 0,1165 euro. A noi che siamo ignoranti in materia, un annuncio di questo tipo la prima cosa che ha fatto pensare è stata che all’apertura della Borsa, il titolo giallorosso avrebbe continuato nella sua picchiata. Che, nelle precedenti quarantotto ore, aveva fatto registrare un down superiore al cinquanta per cento.
In netto rialzo
Confermata la nostra ignoranza. Perché alla chiusura della Borsa di ieri, le azioni della Roma hanno fatto registrare un aumento dell’11,55 per cento, chiudendo a un prezzo di 0,309 euro, più o meno il doppio di quello annunciato dai Friedkin per l’Opa. Ci hanno spiegato che, almeno una parte degli azionisti avrebbe deciso di investire nella convinzione che, poi, l’offerta texana si rivelerà superiore a quello comunicato nella giornata di ieri. Misteri della finanza, almeno per noi.
In ogni caso quello che si può dire con certezza, è che si sta andando verso il previsto closing senza ritardi e con una certa fretta. Del resto non c’è tempo da perdere. Ci sono alcune caselle nell’organigramma societario che devono essere assegnate (direttore generale e direttore sportivo principalmente) e i Friedkin vogliono farlo nel più breve tempo possibile, così come pensare alla squadra e agli aspetti commerciali del deal.
Perché sarà pure cambiato il proprietario, ma la stella polare da seguire continuerà a essere la stessa, cioè la necessità, in attesa dello stadio, di aumentare il fatturato, unica strada percorribile per poter (ri)pensare in grande. A questo proposito c’è da dire che la famiglia Friedkin sta lavorando già da diversi mesi. Perlomeno dall’inizio di questo 2020, quando si era a un passo dalla chiusura dell’affare, cioè poco prima che la pandemia stoppasse il mondo. Possiamo svelare un retroscena che conferma come all’epoca si era a un passo dalla fumata bianca. (…)
Il retroscena riguarda mister Dan che, insieme al figlio, nei mesi pre-pandemia ha sicuramente avuto contatti con il presidente del Coni e del circolo Aniene Giovanni Malagò, con Umberto Gandini ex dirigente della Roma, probabilmente pure con Francesco Totti. Mister Dan, lo scriviamo con certezza, nel febbraio scorso, alla cloche di uno dei suoi aerei, ha fatto rotta verso Doha, capitale del Qatar, per un incontro ad altissimo livello con un’importante società quatariota. Non la Qatar Airways, main sponsor del club giallorosso. Un incontro che potrebbe essere stato propedeutico per una futura collaborazione con al centro della questione proprio la Roma (non sarebbe sorprendente se i Friedkin nel deal Roma avessero dei soci).
FONTE: Il Romanista – P. Torri