La partita di ieri, nella nuova Conference League, dimostra come la Roma sia ancora un cantiere aperto e ci sia molto da lavorare. Intanto Mou si gode la sua prima vittoria romanista. “Siamo stati squadra, soprattutto nel momento di difficoltà e nella stanchezza. Equilibrati e solidi, con gambe forti. Non avessimo vinto, avrei avuto lo stesso sensazioni positive”.
Ieri la Roma ha cambiato volto per scelta. Niente più impostazione a tre, con lo scivolamento del terzino sinistro a centrale, ma l’abbassamento di Cristante tra Mancini e Ibanez a costruire gioco, un po’ come faceva con Fonseca. Karsdorp e Vina hanno lasciato spazio alle loro spalle, dove ci si è infilato spesso Nwakaeme a sinistra e Djaniny a destra, più bravo di un evanescente Gervinho. Così è successo nel primo tempo, ma soprattutto nella ripresa, quando in quattro minuti i giallorossi hanno subito prima il gol del pareggio di Cornelius e poi hanno rischiato di prendere il 2-1.
Quello di buono con cui torna la Roma da Trabzon è proprio la solidità di squadra, soprattutto a livello mentale. Se c’è una cosa che però è sembrata evidente ieri è la necessità di trovare un regista in mezzo al campo. La squadra ha accesso la luce a sprazzi, a volte è sembrata mancare di una mente che sapesse dettare ritmi e giocate. Xhaka è oramai nel dimenticatoio, ma lì Mou qualcuno lo vuole: “La società ha fatto un mercato fantastico, ma è stato un mercato di reazione. Qualcosa mi manca, spero che arrivi, magari per la prossima stagione. In questa pareggeremo o perderemo, ma lavoreremo sempre per vincere. Un trofeo? Bisogna andare piano”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese