Alla fine è più o meno come per un referendum: Roma si è spaccata, il partito di Radja da una parte, quello di Wojciech dall’altra. Di qua quelli che «sì, ora è dura, ma abbiamo dimostrato di essere all’altezza della Juventus», parole e musica di Nainggolan. Di là gli altri, quelli alla Szczesny, quelli della «differenza di mentalità», ancora una volta pagata come il pesce fresco la vigilia di Natale. E qui non regala niente nessuno, la Juve men che mai. Cosa è successo a Torino è sotto gli occhi di tutti. Da dove ieri è ripartito Spalletti è però quel che conta davvero. Lui che a caldo ha detto «usciamo malissimo da questa serata», è pure lo stesso che alla vigilia aveva ammonito: «In caso di sconfitta non sarebbe finito niente in campionato, il nostro tentativo dev’essere sempre quello di rimbalzare».
I RIMBALZI – Rimbalzo possibilmente non come una palla pazza, non immersi nella depressione che ad esempio dopo il Porto, ad agosto, produsse un altro mezzo disastro a Cagliari. C’è una base, non ci può non essere una base da cui ripartire. E allora va cercata negli ultimi 30 minuti di Torino, in quel sospiro di Buffon per il pericolo scampato, nel silenzio dello Stadium che temeva il pareggio, nei buoni ritmi di gioco tenuti dalla Roma. È il terreno sul quale «rimbalzare», cosa che è sempre riuscita a Spalletti in questo 2016: dopo le quattro sconfitte di campionato dell’anno solare, la squadra giallorossa ha sempre vinto il match successivo in A. E in generale, questa era una caratteristica pure della prima Roma di Spalletti, almeno di quella nata dalla partita spartiacque con la Samp in poi, anno 2005-06: tolta la serie no di 4 k.o. di fila del 2008-09, la Roma è ripartita con tre punti dopo una sconfitta in 12 occasioni su 16.
IDEA BERAHINO – Spalletti non ha tempo per guardarsi indietro. Tolto il Chievo, Salah vola via venerdì e torna a febbraio, come l’infortunato Florenzi. A centrocampo un bel po’ è mancato Paredes e ancor di più quel quinto uomo che fin qui non è stato Gerson e che non è arrivato l’ultimo giorno di mercato della scorsa estate. C’è spazio per rimediare, Rincon gira da un po’ sulla ruota di Trigoria e gennaio potrebbe essere il momento giusto per farlo uscire: lavori in corso con il Genoa. E anche in attacco qualcosa si muove: se Dzeko non segna – e accade da tre partite in campionato – e Salah non c’è, il disco non gira bene e la musica vien fuori sporca. Un vice Salah o un vice Dzeko, o uno che sappia fare sia l’uno che l’altro, e in questo senso va tenuto d’occhio il nome di Berahino (West Bromwich), il cui contratto scade a giugno. Questo servirebbe a Spalletti, per aumentare il più possibile l’effetto del rimbalzo.