Un braccio alzato, una mano sul cuore. Non capita tutti i giorni di osservare un giocatore, un grande giocatore, che sappia chiedere scusa. Tammy Abraham sapeva di aver deluso le aspettative dei tifosi, che erano arrivati in massa a Verona per cullare ancora un po’ il sogno dell’invincibilità. Sapeva che non aveva reso secondo le sue potenzialità. E allora, mentre 1.700 persone nel settore ospiti applaudivano la Roma nonostante la sconfitta, ha voluto manifestare con un gesto significativo la condivisione di un dispiacere.
Non è stata colpa sua, chiaramente, se la squadra è stata vittima di un cedimento strutturale subito dopo l’intervallo. Ma Abraham ha giocato male, non era mai stato così fuori dalla partita da quando è entrato nella Roma. Forse è stato condizionato da un lieve infortunio patito nel primo tempo – Mourinho infatti aveva mandato a scaldare Mkhitaryan ed El Shaarawy per precauzione -. sicuramente è stato ferito da qualche buu razzista che si è levato dalla curva dell’Hellas. Però Tammy non è il tipo di persona che cerca scuse. Ben controllato dai difensori avversari, poco servito dai compagni, non è riuscito mai a essere pericoloso. Si è notato solo per lo spunto che ha avviato l’azione del 2-2. Troppo poco per un centravanti del suo livello. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida