La solidità, caratteriale e tattica, è il segreto del nuovo corso. Fonseca ne ha preso atto a San Siro, senza rinnegare il suo calcio propositivo su cui ha puntato fin dal giorno del suo insediamento a Trigoria nell’estate scorsa. La Roma, e lo ripete spesso, deve avere «coraggio». Lo ricorda anche a Petrachi, quando c’è da individuare i rinforzi per la sua rosa. In campo, cioè nel lavoro quotidiano e in ogni partita, cerca di utilizzare sempre e comunque almeno 4 giocatori con caratteristiche offensive.
Ma, dopo 15 partite di campionato e 5 di Europa League, la risposta migliore l’ha avuta dalla difesa, cancellando qualche perplessità venuta a galla, all’inizio del percorso, per l’eccessiva spavalderia. Adesso, e da più di 2 mesi, il reparto arretrato è il meno battuto della serie A. Il migliore da ottobre, con 6 reti incassate nelle ultime 10 partite di campionato (striscia cominciata il 29 settembre a Lecce). La svolta, quindi, c’è stata, guardando soprattutto alle 9 reti prese nelle prime 5 giornate
ESAME SUPERATO La Roma, venerdì sera, ha fermato l’attacco dell’Inter, capace di far sempre centro nelle altre 19 gare dell’éra Conte: 40 gol tra serie A e Champions e media di 2 a partita. E 24 realizzati in coppia da Lukaku e Lautaro che non sono riusciti a superare il muro giallorosso formato da Mancini e Smalling. Test, dunque, più che attendibile. Il tandem giusto è stato quello di Fonseca. Con loro in mezzo alla difesa, il 4° dei 5 clean sheet del torneo (totale di 7, con i 2 in Europa League, in 20 gare) e solo 2 reti incassate nelle 6 giocate uno vicino all’altro. I numeri danno ragione al portoghese: l’azzurro (squalificato, salterà domenica la Spal) con l’inglese, ecco la soluzione ideale. Fazio, attualmente infortunato, è uscito dal campo senza prendere gol solo alla Dacia Arena, insieme con Smalling.
Ma contro l’Udinese è stato titolare pure Mancini, da centrocampista: play basso per schermare proprio la linea arretrata. L’unico match (il 1° della stagione) in cui la difesa ha invece contato fino a 3 davanti al Genoa, Jesus vicino a Fazio, presente nelle 7 partite in cui sono stati subite 12 delle 15 reti. Cetin ha giocato da centrale solo contro il Napoli e in coppia con Smalling: 1 gol.
STRATEGIA SU MISURA La difesa, insomma, è blindata. Il paradosso, invece, è che l’ultimo clean sheet, a San Siro, sia arrivato nonostante il reparto fosse il più colpito dagli infortuni: Pau Lopez in tribuna, Santon ko dopo 15 mintuti, Fazio e Zappacosta a casa. Fonseca, però, non ha scelto il catenaccio per fermare l’Inter. La mossa decisiva per limitare i pericoli è stata il possesso palla (picco del 63% nel 1° tempo), alzando il baricentro e conquistando la metà campo avversaria per gran parte del match. Senza Dzeko, entrato solo a metà ripresa, e con il suo sostituto Kalinic lasciato in panchina, è mancata l’efficacia.
Mai come a Milano: solo 6 tiri verso la porta avversaria (2 nello specchio). Il portoghese ha evidenziato il difetto a fine partita. E lo prenderà di petto, magari con la presenza del centravanti di ruolo. Anche se, secondo l’allenatore, la Roma è mancata nella precisione, sbagliando spesso la scelta finale. Domani la ripresa della allenamenti e la verifica delle condizioni di Pau Lopez e Santon che hanno allungato la lista degli indisponibili (7): più serio il problema del terzino (risentimento muscolare al flessore).
FONTE: Il Messaggero – U. Trani