Il presente e basta. Perché se la Roma non vince stasera all’Olimpico, non c’è domani. Almeno per Di Francesco. La fiducia, a prescindere da qualsiasi rassicurazione che gli arriva da dentro Trigoria e in particolare da Monchi, è a termine. Se il tecnico non batte il Frosinone, niente derby. Questo è il messaggio inviato da Pallotta nella Capitale. Anche se, per la verità, non c’è ancora l’eventuale sostituto. A Londra, e in contatto con Boston, se ne occupa come sempre Baldini. Che fatica, a quanto pare, a trovare il profilo ideale per quello che sarebbe il traghettatore di questa stagione già da salvare: raccolto misero di 5 punti in 5 partite, solo 4 squadre del torneo fin qui hanno fatto peggio.
SCENARIO IMBARAZZANTE – La crisi divampa e il risultato è l’unica cosa che conta per provare almeno a soffocarla. Cioè per capire se procedere a vista, prendendo altro tempo, o intervenire, con la spallata definitiva. Sale la tensione all’interno del club giallorosso. Perché manca l’unità di intenti. La situazione, per certi versi, è grottesca, con Di Francesco che è sempre più in bilico e la Roma che non sa con chi sostituirlo. Da non crederci, considerando i professionisti chiamati in causa per uscire dall’impasse e non certo, per ora, dal tunnel più buio dell’éra Usa.
UNICA VIA D’USCITA – L’allenatore sotto pressione e la società senza exit strategy: ecco perché, con queste premesse, c’è dunque da stare attenti pure al Frosinone. Che ha la peggior differenza feti della serie A (-12) e solo 1 punto in classifica. È penultimo solo perché il Chievo, con i 2 punti conquistati e l’ultimo proprio all’Olimpico, non ha ancora azzerato la penalizzazione (-3). In più la formazione di Longo non ha ancora fatto centro in campionato. Proprio come il Bologna, prima di affrontare domenica scorsa i giallorossi. Il precedente è angosciante. Oggi la Roma è vulnerabile tatticamente, spesso disorganizzata e mai equilibrata. Qualsiasi avversario è quindi capace di mandarla in tilt e di spaventarla. Psicologicamente il gruppo di Di Francesco è di una fragilità allarmante. E l’Olimpico (attesi solo 32.000 spettatori), in questo senso, sembra addirittura frenarlo: il successo manca in casa ormai da 5 mesi, dal 28 aprile contro il Chievo.
ROTAZIONE EXTRALARGE – Di Francesco, confermando quanto annunciato dopo il ko al Dall’Ara, ribalta la Roma. È l’ultima chiamata e se la gioca con i migliori (chiamiamoli così) del momento. Il turnover è per certi versi esasperato: 7 le novità (come le formazioni diverse in 7 gare). Interventi in ogni reparto: in difesa cambiano i terzini, dentro Santon (ormai davanti a Karsdorp) e Kolarov, a centrocampo 2 interpreti su 3, con Nzonzi e Pastore di nuovo titolari, e in attacco il tridente completamente rivisto dopo il digiuno di Bologna, con Under, Schick ed El Shaarawy (Perotti è out almeno fino all’Empoli: risentimento muscolare). Le mosse dell’allenatore sono mirate alle caratteristiche dei giocatori. Nel match per lui cruciale, gli va incontro e li schiera nelle posizioni in cui si trovano a loro agio. Ecco il 4-2-3-1, con De Rossi (avrà la possibilità di festeggiare davanti ai suoi tifosi le 600 partite in maglia giallorossa) e Nzonzi in tandem, con Pastore alzato da trequartista, con Schick centravanti e gli esterni offensivi Under ed El Shaarawy che si tengono stretta la corsia preferenziale. Riposo solo per 2 big, Florenzi e Dzeko. Aspettando la Lazio.