Alla ricerca della svolta. Che equivale anche alla ricerca della felicità. La Roma va a caccia di un cambiamento e Ivan Juric sta cercando di indirizzarla sempre di più verso le proprie idee per trasformarla a propria immagine e somiglianza. Ma anche adattandosi naturalmente alle tipologia di giocatori che ha a disposizione e alle loro carattestiche. Impossibile replicare tutte le mosse tattiche studiate e preparate in precedenti avventure in Serie A se i calciatori non sono predisposti a portarle avanti. (…)
(…) La velocità di movimento in campo, di aggressione del portatore palla avversario, di un pressing alto a ritmi elevati che deve servire per la riconquista immediata (o quasi) del pallone per evitare di lasciare quegli spazi che inevitabilmente con un baricentro alto possono regalare agli avversari delle vere e autentiche praterie. Qundi ripartenze. E lo abbiamo visto specialmente in coppa contro il Bilbao e l’Elfsborg. Ma l’intensità deve essere anche di pensiero, di un corretto smistamento del pallone sulla costruzione dell’azione, della verticalizzazione o dell’attacco alla profondità. Insomma, intensità in tutto e per tutto.
Perché per Juric è alla base non solo del suo credo ma anche del calcio. Ma è un’intensità anche intelligente. Perché deve essere sfruttata nei giusti momenti della partita: impossibile immaginare di vedere dieci giocatori andare al massimo per tutti e i novanta minuti. Più facile pensare anche alla gestione del pallone in determinati momenti della gara per sfruttare al momento giusto tagli, filtranti, verticalizzazioni, cross dagli esterni. Sfruttare quindi la capacità dello sprint con e senza il pallone tra i piedi, con o senza il possesso.
Attenzione poi alle scelte. Fondamentali quanto l’intensità. Sta battendo molto anche su questo da quando è arrivato al Fulvio Bernardini. Le scelte nella costruzione del gioco, nell’intuire come e quando sfruttare un possesso dal basso o quando invece sfruttare la profondità. Sia nella costruzione del gioco, sia nei movimenti offensivi del reparto. Juric chiede di servire maggiormente Dovbyk verticalmente mentre attacca la prodondità: l’esempio perfetto è il gol di Monza. Filtrante di Cristante, ottimo lavoro del centravanti ucraino che prima ha eluso la marcatura di Izzo e poi si è involato verso la porta avversaria.
La richiesta alla squadra è anche la compattezza che è mancata in alcuni momenti delle partite. Marcatura e pressing alto certo, ma linee compatte e recupero della posizione. Juric sta sottolineando come vada colmato un vuoto lasciato tra centrocampo e difesa nella fase difensiva, per evitare l’incursione negli spazi degli avversari e pericolosi uno contro uno con i difensori. Attenzione poi alla fase di marcatura e occupazione degli spazi nelle giocate di prima e negli uno-due veloci in mezzo al campo: troppe difficoltà a chiudere e a recuperare palla, troppe situazioni pericolose (…).
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi