Venti e lode. Alla faccia delle critiche, degli appunti sul carattere, del ditino alzato dei nostalgici in servizio permanente. Stasera, contro il Cagliari, Edin Dzeko potrebbe sventolare il proprio libretto nell’università del calcio italiano e vedere l’effetto che fa. Tanto per intenderci, negli ultimi 7 anni, le 19 reti stagionali segnate finora dal centravanti sono la cifra massima raggiunta da Mirko Vucinic in giallorosso, nel 2009-2010, e più di quella fatta registrare da Osvaldo (18), nel 2012-13. Se si pensa che siamo ancora a gennaio, i margini per una stagione «monstre» ci sono tutti.
CACCIA A TOTTI – D’altronde, per trovare un calciatore della Roma che segni più di 20 gol dobbiamo tornare sempre indietro di un po’ e scomodare addirittura capitan Totti, che nell’annata 2009-2010 ne realizzò 25. Impresa a questo punto non impossibile per Dzeko, che proprio nel giardino di casa – l’Olimpico – trova sempre le posizioni giuste per andare in porta.
MEGLIO DI BATI – E allora, con un centravanti del genere, è giusto sognare. I numeri infatti raccontano che persino Gabriel Batistuta, nella stagione del terzo scudetto (2000-2001) a questo punto del cammino aveva fatto meno bene del bosniaco. Il Re Leone, infatti, in campionato in questo periodo era arrivato a quota 11 reti (Dzeko è a 13), mentre a fine stagione chiuse a quota 21 complessivi (20 in campionato). Come dire che il bosniaco può tranquillamente fare meglio di Batistuta. Non proprio uno qualsiasi.
LUI E ICARDI – Con questi stimoli, tra l’altro, l’attaccante giallorosso può dedicarsi alla caccia anche di un altro primato strettamente personale. Alludiamo al titolo di capocannoniere, che per una fetta di stagione ha avuto tra le mani. Certo, adesso Icardi (Inter) e Belotti ( Torino) stanno macinando prestazioni e gol, ma il centravanti bosniaco ha tutta l’intenzione di non mollare neppure questo traguardo alla sua portata.
LA REGOLA DEL DUE – Ciò che conta, però, è il bersaglio grosso, che a questo punto può essere soltanto uno: lo scudetto. Nel curriculum di Dzeko, d’altra parte, spicca la cosiddetta regola del due. Ovvero, sia in Germania (col Wolfsburg), sia in Inghilterra (col Manchester City) la vittoria del titolo è arrivata nel secondo anno di permanenza nella nuova squadra. Inutile dire che alla Roma tutti sperano che il vecchio adagio che recita «non c’è due senza tre» venga confermato, e in effetti il vento in poppa che adesso ha la squadra di Spalletti fa sperare nel meglio. Non solo. In questo periodo – oltre alla consolidata vena di Perotti – sta crescendo di condizione anche El Shaarawy. E tutto questo significa che, se i partner offensivi renderanno al meglio, Dzeko vedrà i suoi spazi sottoporta aumentare. E a quel punto – «molle» o «divino» che sia (copyright Spalletti) – la Roma sarà sempre nel segno di Dzeko. Sperando che in fondo alla strada, ad attenderlo, si sia il sogno di tutti i tifosi.