Se la Champion League nel calcio deve ancora giocarla, nel mondo del cinema ha già conosciuto il sapore della gloria. Dan Friedkin ha un rapporto con il cinema meno ereditato rispetto a quello di Aurelio De Laurentiis, ma probabilmente lo sta sperimentando in più vesti rispetto al presidente del Napoli.
Il suo cameo alla guida di un aereo in “Dunkirk” nel 2017, fa già curriculum, ma molto di più i quattro premi Oscar vinti nel 2020 come produttore del film sudcoreano “Parasite” diretto da Boong Joon Ho (miglior film, miglior film straniero, migliore regia, migliore sceneggiatura originale), che ha vinto anche la Palma d’Oro a Cannes.
Altre due Palme gli sono arrivate con «The Square» (2017) e «Triangle of Sadness» (2022), entrambi del regista norvegese Ruben Östlund. Insomma, un approccio da protagonista, se si pensa che «Parasite» è stato la prima pellicola ad avere vinto l’Oscar come miglior film pur non essendo in lingua inglese.
Non basta. Come produttore il presidente della Roma ha dato vita a oltre una quindicina di prodotti tra cinema e tv, avendo in portafoglio anche la collaborazione con registi di primo piano come Ridley Scott (“Tutti i soldi del mondo”), Clint Eastwood (“The Mule”) e Martin Scorsese (“Killers ofthe Flowers Moon”). Al suo fianco nelle imprese cinematografiche, naturalmente, c’è anche il figlio Ryan, vice presidente della Roma.
Sembra chiaro come Dan Friedkin non voglia limitarsi solo a investire denaro per produrre pellicole di qualità. Infatti, il magnate statunitense è passato direttamente dietro alla macchina da presa, dirigendo “L’ultimo Vermeer”.
La sensazione, comunque, è che le escursioni da regista del presidente della Roma non si fermeranno qui. Se il progetto Mourinho centrerà gli obiettivi prefissi, anche l’avventura con la Roma, in fondo, sarà un film tutto da vivere.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini