Anche se è solo l’inizio del torneo, la Roma sa già che, per restare in scia delle big, deve essere se stessa pure quando si mette in viaggio. Nel lunch match all’Olimpico di Torino, contro i granata di Mihajlovic, ha dunque come principale obiettivo il suo primo successo esterno stagionale. Fin qui, in 4 gare (coppe comprese), non è mai riuscita a portarsi a casa i 3 punti: il 17 agosto contro il Porto (1-1) nell’andata del playoff di Champions, il 28 agosto contro il Cagliari (2-2) nel primo trasferimento in campionato, il 15 settembre contro il Viktoria Plzen (1-1) nel debutto in Europa League e il 18 settembre contro la Fiorentina (1-0) nell’ultima partita giocata lontano dalla capitale. Il raccolto minimo, 3 pari (subendo sempre la rimonta dei rivali) e 1 sconfitta, ha inciso sul percorso dei giallorossi in Italia (non vincono in trasferta dal 14 maggio, a San Siro contro il Milan) e in Europa (a digiuno dal 26 febbraio 2015, successo a Rotterdam contro il Feyenoord).
ASTINENZA STAGIONALE – La nuova tendenza ha avuto spazio solo recentemente nella seconda avventura di Spalletti a Trigoria. Con il toscano, entrato in corsa all’inizio del girone di ritorno, il rendimento della Roma è stato eccellente: 7 successi in 9 viaggi (più 1 sconfitta allo Stadium contro la Juve e 1 pari a Bergamo contro l’Atalanta). E il miglior attacco di oggi (e di ieri) ha sempre funzionato. L’anno scorso, fuori casa, si è fermato solo contro i campioni d’Italia (e contro il Real in Champions). Quando ha fatto cilecca, i giallorossi hanno sempre perso. Come al Franchi domenica scorsa. Ma proprio contro la Fiorentina, nonostante il ko (con gol irregolare), si è avuta la conferma che il trend attuale è più condizionato dagli episodi del momento che dai limiti della squadra. Che, proprio contro i viola, ha giocato la migliore gara della stagione, perché capace di controllarla in entrambi i tempi. Nella serata di Firenze è stata, però, meno efficace di altre volte. Lo ha ammesso, dopo il 4 a 0 contro il Crotone, Dzeko che è diventato, con la doppietta di mercoledì sera, il capocannoniere del gruppo che vuole subito ripetersi contro l’amico Hart.
VIRATA NECESSARIA – Chissà se basterà giocare all’Olimpico, anche se non è quello sotto la collina di Monte Mario, per sentirsi a casa. Il test contro il Torino, comunque, serve per ritrovare la Roma del campionato passato. Concreta fuori proprio come lo è nella capitale. Le cifre, in questo senso, sono inequivocabili: solo 2 reti, su 13, segnate in trasferta dai giallorossi che ne hanno invece realizzate 11 (in 3 partite) davanti al proprio pubblico. La sterzata, dunque, è obbligatoria, pure ricordandosi che sul campo del Torino non vincono dal 14 aprile 2013. Ma quando giocano alle ore 12,30 di solito non sbagliano: solo 1 sconfitta in 15 lunch match (10 successi e 4 pareggi).
FORMAZIONE BASE – Spalletti prosegue, intanto, con il turnover mirato, ruotando i 14-15 titolari di garanzia (solo 21 convocati, Lobont compreso). Al rientro De Rossi e Nainggolan, forse anche Perotti, in ballottaggio con El Shaarawy (nel 2016 miglior marcatore in trasferta: 6 gol). Dentro i più affidabili, anche se il Torino, dopo il quinquennio vissuto con l’attuale ct azzurro Ventura, è già in emergenza, dopo la partenza lenta: 1 successo e appena 5 punti in 5 gare. Mihajlovic guida il plotone degli ex: Bovo, Castan, Iago Falque e Ljajic. Ma pesano più gli assenti: gli squalificati Vives e Acquah e gli infortunati Molinaro, Ajeti e Maxi Lopez.