Il colpo di testa di Manolas (che la Lega di Serie A ha però trasformato in autorete di Icardi) tiene agganciata la Roma al treno delle inseguitrici. Ad eccezione della Juventus, che già sembra fare campionato a sé, le altre squadre in odore d’Europa sono tutte lì, racchiuse in appena tre punti. Aspettando il recupero della Fiorentina (ora a quota 8) e il ricorso del Sassuolo (attualmente a 9), dai 14 punti del Napoli agli 11 del trio Inter-Torino-Genoa, c’è mezza serie A. Tra queste squadre, figura anche la Roma che domenica sera insieme all’Inter si è resa protagonista del primo tempo più bello e divertente degli ultimi anni. Non capita tutti i giorni infatti che in 45 minuti due squadre così blasonate, affrontandosi, riescano a produrre un gol (Dzeko), un palo (Banega) e almeno altre 7 occasioni da rete (quattro giallorosse e tre per l’Inter), per un totale di 22 tiri totali.
PREGI E DIFETTI – Proprio questo primo tempo, che ha ricordato agli amanti della boxe un incontro leggendario degli anni 80 tra Marvin Hagler e Thomas Hearns durante il quale nei primi tre round i due pugili si scambiarono un numero disumano di colpi, ha messo in evidenzia potenzialità e limiti delle due squadre. La forza della Roma è sotto gli occhi di tutti: 1) La capacità di ribaltare l’azione, sfruttando la velocità di Salah, non ha eguali in serie A 2) In Europa soltanto 4 squadre (Real Madrid, Juventus, Lione e Liverpool) effettuano più tiri nello specchio della porta dei giallorossi, arrivati a 48 in 7 gare 3) Nonostante l’effetto-acquario dell’Olimpico, in casa Spalletti non perde un colpo: in campionato 11 vittorie e 3 pareggi dal suo ritorno. Numeri che evidenziano un potenziale offensivo non indifferente che se potrà contare sul Dzeko ammirato l’altra sera (il gol paradossalmente viene dopo le capacità palesate nel far reparto da solo) può soltanto che migliorare. Ma come ha ricordato ieri Spalletti a Roma Radio, pur in una prestazione che ha rinfrancato squadra, tecnico e tifoseria, c’è molto da migliorare: «Dobbiamo ancora lavorare, andare in profondità in tanti aspetti». Lucio non li svela ma in generale possono essere riassunti, ancora una volta, nel primo tempo di domenica.
Perché se è incredibile produrre una tale mole di gioco in appena 45 minuti, non è possibile andare all’intervallo in vantaggio di un solo gol dopo aver concesso, tra l’altro, almeno 4 occasioni clamorose all’Inter. I cambiamenti tattici con Florenzi nelle vesti di Perrotta e soprattutto tenere bloccato un terzino, lasciando campo libero a Bruno Peres, vanno affinati. Dietro si balla ancora troppo, Spesso e volentieri la difesa è stata sottoposta a rischiosi uno contro uno pur giocando con un baricentro molto basso (43 metri di media) rispetto al solito e la squadra si è allungata un po’ troppo (49 metri di media) considerando i canoni spallettiani. Il timore è che con altri avversari (leggi Juventus e Napoli) queste imperfezioni possano costare care. Un altro aspetto che va migliorato è la mancanza di cinismo sotto porta. Ieri il tecnico ha accennato qualcosa: «Salah ha strappi impetuosi ma se poi sbaglia l’ultima scelta, che si fa? Le buone cose rimangono negli occhi della gente ma poi serve anche altro che se lo fanno gli avversari diventa un problema. E a me non sta bene». Sembra un paradosso considerando che la Roma ha il miglior attacco della serie A (16 reti) ma la squadra segna troppo poco per quanto produce. Un vizio che a Trigoria non riescono a togliersi. Accadeva con Garcia, si ripete con Lucio che però è fiducioso: «Siamo ancora al 60%».