E pensare che, due anni fa, questa amichevole si sarebbe potuta giocare a panchine invertite, se si fossero incastrate determinate situazioni. Perché nella primavera del 2019, prima di virare su Paulo Fonseca, l’allora ds romanista Gianluca Petrachi aveva provato a convincere Antonio Conte a sposare il progetto giallorosso. Sembrava ci fossero i presupposti per il matrimonio, ma alla fine il tecnico salentino scelse l’Inter, dove ha vinto lo Scudetto nel 2020-21, prima di rassegnare le dimissioni.
Mourinho non era ancora alla guida del Tottenham, ma ci arrivò poco dopo, nel novembre 2019, per sostituire l’esonerato Mauricio Pochettino. Un’avventura, quella dello “Special One” agli Spurs, terminata in maniera brusca nell’aprile dell’anno scorso; il 19, per l’esattezza. E proprio da quel momento – giorno in più, giorno in meno – i Friedkin cominciarono a pensare l’idea folle di portarlo nella Capitale. Folle per tutti tranne che per loro, che insieme a Tiago Pinto lo convinsero a vestirsi di giallorosso per i tre anni seguenti.
Ecco dunque che Tottenham-Roma, in programma stasera (ore 20.15, diretta tv su Dazn) allo Stadio Sammy Offer di Haifa, assume i contorni di un match da sliding doors, in cui presente e passato si intrecciano in un gioco di corsi e ricorsi figli del destino, della casualità e dell’aleatorietà del calcio. In molti, un anno fa, indicavano questa partita come la finale più probabile di Conference League; i londinesi però sono finiti fuori già ai gironi, complice il Covid-19, e il resto è storia. Anzi, Storia. Un delirio di gioia, una festa attesa 61 anni che ha fatto di Mou un semi-dio più di quanto già non fosse al momento del suo arrivo. (…)
FONTE: Il Romanista