La Roma, pratica e ordinata, inizia bene il 2017 e chiude al 2° posto il girone d’andata, staccando nuovamente il Napoli e restando in scia della Juve che ha però una partita in meno. L’1 a 0 di Marassi, santificato dall’autorete di Izzo, è meritato e soprattutto di sostanza: il Genoa, in casa, ha conquistato 16 dei 23 punti e soprattutto ha battuto sia il Milan sia campioni d’Italia che guidano la classifica. Il 150° successo di Spalletti sulla panchina giallorossa è dunque pesante e, da qui al traguardo, potrebbe fare la differenza.
ASSETTO CAMALEONTICO – Come contro Gasperini a Bergamo, cioè davanti a chi ha lasciato la panchina a Juric, Spalletti sceglie il 4-2-3-1 e stavolta va a dama, ritrovando la vittoria in trasferta dopo 2 mesi e mezzo (l’ultima il 26 ottobre a Reggio Emilia contro il Sassuolo). Difesa a 4, con Ruediger a destra ed Emerson a sinistra. Manolas parte in panchina e lascia il posto a Juan Jesus che, in campionato, non è titolare dal 6 novembre contro il Bologna. Nainggolan si sistema dietro a Dzeko: risultano loro i più intraprendenti, arrivando al tiro e creando chance anche per i compagni. La disponibilità di Peres sulla fascia destra è tatticamente utile ed efficace. Anche se precipitoso e a volte sciatto, fa comunque sentire la sua presenza con il solito dinamismo. La Roma, per chiudere meglio sulle corsie laterali e limitare quindi gli strappi di Lazovic a destra e soprattutto di Laxalt a sinistra, protegge Szczesny con 5 giocatori. Peres, insomma, difende e attacca. Dal suo destro al volo, il vantaggio giallorosso. Fatale, però, la deviazione di Izzo come fu quella di Icardi nella gara vinta all’Olimpico contro l’Inter: la conclusione sarebbe finita larga e Lamanna, entrato al posto di Perin all’alba del match, a quel punto non è più riuscito a intervenire. De Rossi e Strootman si scambiano spesso le posizioni e fanno muro davanti all’area dove Fazio è lucido e attento. L’unico intervento di Szczesny, su punizione da sinistra di Ninkovic sporcata davanti al portiere, è complicato, con la palla che tocca anche il palo. Ma l’occasione è nata dal rimpallo fortuito. Il Genoa, insomma, fatica a costruire. In mezzo al campo a Juric, ceduto Rincon alla Juve e infortunato Veloso, sono rimasti solo Rigoni e Cofie. Qualità pari allo zero o quasi. Anche per questo, inizialmente, Ninkovic si è abbassato da trequartista nel 3-4-1-2-per aiutare a centrocampo Rigoni e Cofie, quest’ultimo costretto alla marcatura personalizzata su Nainggolan.
Nella ripresa, dopo il palo di Dzeko su cross da destra di Peres, ecco Edenilson al posto di Ninkovic per cercare, nell’ultima mezz’ora, il pari ed evitare il 4° ko di fila. La Roma è meno propositiva e, a tratti lascia l’iniziativa agli avversari. Ma, semplice e quando serve umile, controlla la partita senza mai sbandare. Si sistema con il 4-4-1-1 per difendere il vantaggio, con Nainggolan e Dzeko a guidare ogni ripartenza, appoggiandosi a destra sulla vivacità di Peres. Come contro la Lazio e il Milan la formula risulta vincente. Perché Spalletti, nel ruolo di Salah, conferma a destra proprio Peres e come nei 2 scontri diretti non prende gol. E’ il 7° match su 19 senza reti al passivo. Nel finale, con Pinilla già in campo per Lazovic, staffetta tra ex: dentro El Shaarawy per il fischiatissimo Perotti. E a seguire Manolas per Peres e Paredes per Nainggolan. Ma nel recupero è ancora decisivo Szczesny: parata da 3 punti sulla girata di Ocampos.