Quante analogie con l’ultima Roma campione d’Italia! Solo nell’anno dello scudetto aveva vinto di più (una volta) dopo venti giornate. Un’andatura da campione d’Italia, anche se la squadra di Capello a questo punto del campionato aveva quattro punti in più ed era in testa alla classifica, con la “solita” Juve che inseguiva a sei lunghezze di distacco. I quarantotto punti che valevano il primato erano il frutto di quindici vittorie, tre pareggi e due sconfitte, la Roma di questa stagione ha vinto una partita in meno e ne ha perse due in più. Altre analogie. Partiamo dalla solidità difensiva. Quella Roma aveva la miglior difesa del campionato, con quattordici reti subite, questa si è avvicinata molto nelle ultime settimane a questo traguardo: Szczesny ha incassato diciotto gol, solo la Juve ha fatto meglio, due in meno con una partita da recuperare.
DIFESA SUPER – La solidità difensiva è il risultato della metamorfosi della Roma, che fino all’ottava giornata aveva la decima difesa più perforata. Due i motivi fondamentali che hanno permesso a Szczesny di chiudere la porta: 1) la difesa a tre. 2) la consacrazione di Fazio, che ha scavalcato Manolas nel ruolo di leader della difesa. Il polacco è cresciuto molto rispetto alla passata stagione e oggi è uno dei migliori portieri del campionato italiano. Il suo futuro dipenderà da Wenger, l’allenatore dell’Arsenal che lo rivuole a Londra. Ieri anche Zibì Boniek, presidente della federcalcio polacca, ha lasciato intendere che non sarà Szczesny a decidere: «Lui ama Roma e gli piace giocare qui, poi se Wenger gli dice di tornare a Londra sarà costretto per contratto ad obbedire, in caso contrario se l’Arsenal sceglierà di proseguire con Cech o con un altro, allora potrebbe restare. Quando la Roma lo ha preso, dissi che si trattava di un portiere molto forte sia tra i pali sia con i piedi, ora lo sta dimostrando, è maturato molto in Italia, lo vedo molto più concentrato, è migliorato tecnicamente grazie al lavoro del preparatore». Nella Roma del terzo scudetto il portiere titolare era Antonioli che lasciò il posto a Lupatelli per otto giornate. I gol segnati sono tre in più rispetto alla squadra allenata da Capello, l’attacco è il secondo del campionato, oggi come allora. Quest’anno il Napoli ha segnato quattro reti in più, in quella stagione la Lazio aveva un gol in più al suo attivo.
IL FORTINO OLIMPICO – La Roma ha consolidato il secondo posto e insidia la Juve grazie all’ottimo rendimento casalingo: nove partite e altrettante vittorie. Quella di Capello fino alla ventesima giornata aveva ancora l’Olimpico imbattuto ma aveva raccolto due pareggi. La differenza è data dal rendimento in trasferta. La Roma campione d’Italia sempre nel periodo preso in considerazione vinse otto partite su undici, con ventitrè reti realizzate, otto in più rispetto a quelle messe a segno all’Olimpico. Questa Roma invece fuori casa è andata segno nove volte in meno. La squadra di Spalletti ha un centravanti come Dzeko che è il terzo miglior realizzatore del campionato con tredici gol. La Roma di Capello aveva Batistuta che aveva segnato un gol in più del bosniaco e inseguiva a una sola lunghezza di distacco il capocannoniere Shevchenko. Quella Roma aveva un altro grande centravanti, un certo Vincenzo Montella, che fino alla ventesima giornata aveva segnato solo tre gol, ma alla fine risultò decisivo con tredici reti (come Totti), avvicinandosi molto a Batistuta che chiuse il campionato a quota venti. Spalletti invece ha pochi altri specialisti del gol: Salah è a quota otto e Perotti a sei, a segno sempre su rigore.