Un ingresso in punta di piedi. Senza proclami, ma con l’obiettivo di rendere la Roma «uno dei principali nomi nell’universo calcistico». Thomas Dan Friedkin si presenta a distanza, costretto dalle circostanze a restare ancora lontano dal gioiello che ha comprato, ma pure con la voglia di mantenere un profilo basso e una certa discrezione, come ha scelto di fare per tutti i lunghi mesi della trattativa.
Da ieri, quando erano passate da pochi minuti le 15, la Roma è sua: il closing è avvenuto nello studio Dla Piper – che ha assistito in questi anni Pallotta – dove i legali italiani delle due parti si sono collegati con i colleghi americani a Houston e a Boston, una ventina di persone in tutto. I nuovi proprietari si presenteranno nella Capitale appena l’emergenza Covidlo consentirà, intanto le firme sono state messe dagli avvocati, con la procura di Friedkin (che non è comparso neppure in video mentre il figlio Ryan si è tenuto informato da Londra) e Pallotta, dinanzi al notaio Nicola Atlante negli uffici di Dlain via dei Due Macelli, con Piazza di Spagna sullo sfondo.
Un luogo «iconico», aggettivo caro a Dan, come lo è il nome della società costituita nel Delaware (lo stesso fece Pallotta) per realizzare l’operazione: la nuova controllante del club si chiama Romulus and Remus Investments LLC, con un capitale sociale di 215 milioni di euro, controllata al 99% da Friedkin e all’1% da Quantum Investment Holdings, Inc. controllata a sua volta al 100% da Dan.
Il texano ha affidato il suo primo discorso da presidente giallorosso (il 25° della storia)a un comunicato scritto, senza foto o video allegati: un segno di discontinuità rispetto alle abitudini di un club divenuto «iper mediatico» con gli americani. «Siamo entusiasti – dice Dan parlando anche a nome del figlio che vivrà nella Capitale – il nostro impegno nei confronti della Roma è totale. Saremo molto presenti a Roma: ci è stata affidata una responsabilità che prenderemo sempre molto sul serio e umilmente».
Poi un ammiccante riferimento alla Curva Sud, il ringraziamento a Pallotta e l’investitura di Fienga, confermato al timone del club. «Insieme abbiamo costruito un ambizioso piano strategico. Gli forniremo tutto il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari e per aiutarlo arimanere focalizzato. Sarà soprattutto la sua voce a parlare perl’AS Roma. La nostra visione condivisa è quella di privilegiare un approccio di investimento sostenibile e a lungo termine piuttosto che soluzioni rapide di dubbia durata».
Il piano è messo nero su bianco nel documento perillancio dell’Opa: oltre a voler «allestire una squadra in grado di competere per le prime posizioni nel campionato nazionale e nelle competizioni internazionali», i Friedkin annunciano una «strategia disciplinata in relazione all’acquisto, sviluppo e cessione dei calciatori al fine di assicurare la solidità finanziaria a lungo termine del club», intendono rafforzare il brand nel mondo e « valutare tutte le opzioni praticabili in relazione alla costruzione del nuovo stadio». Il progetto a Tordi Valle è invia di approvazione e rappresenta la strada più rapida.
Nell’ambito di un’operazione valutata complessivamente 591 milioni di euro, Friedkin ha versato ieri i 199 milioni spettanti a Pallotta e i suoi soci in un’unica soluzione, con un bonifico banca sua banca estera.In quella cifra sono compresi 19 milioni per rimborsare il prestito fatto dall’ormai ex proprietà al club, scontando dei crediti futuri del botteghino: soldi già spesi dal club, maricavi recuperati in prospettiva. Ora il lancio dell’Opa, poi l’eventuale delisting e dopo verranno definite le modalità dell’aumento di capitale: quello già varato per un massimo di 150 milioni andrebbe completato col versamento di altri 63 milioni entro il 31 dicembre.
Mala Roma ha bisogno di tanti altri soldi per coprire le nuove perdite, superiori ai 150 milioni nell’ultimo bilancio, e difficilmente riuscirà a farlo solo vendendo calciatori. Intanto ieri, contestualmente al closing, si è tenuta la prima riunione «virtuale» del nuovo cda, alla presenza di Fienga e Baldissoni che saranno gli unici a non dimettersi. Al posto di Pallotta, Beers, D’Amore, Martin, Edgerly, Neely e Sternlicht sono entrati per cooptazione Dan e Ryan Friedkin, Marc Watts, Eric Williamson, e Ana Dunkel.
Quest’ultima è l’unica a non far parte nel comitato esecutivo formato dagli altri nuovi consiglieri più Fienga. Nell’assemblea di ottobre verrà completato il cda con altri due membri (uno potrebbe essere il banchiere omano Barnaba) che sostituiranno ulteriori 6 membri uscenti. Il piano è lungo e complesso: per sognare i campioni ci vorrà tempo.
FONTE: Il Tempo – A. Austini