La Roma, il derby, l’amore, il rispetto. E ancora i ricordi, le delusioni e le ambizioni. Aspettando il primo round di Europa League contro la Lazio, Rudi Garcia è un tornado di emozioni. La sua voce luccica, la sua tempra pulsa. Su ogni tema, anche il più scivoloso.
C’è la Lazio, Garcia. Per un allenatore imbattuto nei derby cosa rappresenta? «E’ una partita speciale. Di sicuro intendo continuare la mia tradizione personale: per il Marsiglia sarebbe molto importante».
All’Olimpico i laziali la fischieranno… «Giusto così, visto che io sono e sarò sempre un romanista. Basta che tutto resti nell’ambito del fair play, dello spettacolo: si è avversari in campo, non fuori. Non è una guerra».
Allenerebbe mai la Lazio?
«No, mai. A Roma c’è solo un club per me. La Lazio merita rispetto, lo stesso rispetto che i tifosi della Lazio hanno sempre dato a me. Ma io ho fatto un altro percorso e non posso ignorarlo».
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Qualcuno invece sussurra che lei abbia perso autorevolezza dopo la ribellione di Totti alla sostituzione contro il Torino… «Non voglio essere volgare ma non mi viene una parola migliore: queste sono stronzate. Sappiamo tutti quando sono cominciati i miei problemi alla Roma».
Lo sveli, qui e ora… «Alla fine del secondo campionato, dopo il derby che confermò il nostro secondo posto, dissi quello che pensavo sul gap con la Juventus, sull’impossibilità di vincere lo scudetto. A quel punto è finita, la mia strada era segnata. Però mi fa piacere che Francesco abbia detto esattamente le stesse cose poche settimane fa.