A Trigoria raccontano che Spalletti finora ci abbia puntato meno del previsto perché lo vede un po’ giù, immalinconito, non con la cattiveria giusta. Qualcuno direbbe anche depresso, seppur la depressione è tutt’altra roba. Ma qualcun altro dice anche che quel velo di malinconia può andar via solo giocando, solo avendo qualche chance in più per mettersi al paro con gli altri. Ecco, l’occasione buona è lì, dietro l’angolo. Ed arriva proprio domenica prossima, alla Dacia Arena di Udine, quando Stephan El Shaarawy tornerà a giocare titolare, cosa che quest’anno in campionato gli è capitata solo 8 volte. E spesso non per partite intere.
L’ALTALENA – El Shaarawy è stato uno degli investimenti estivi della Roma, in tutto anche uno dei più cari della gestione statunitense, visto che tra prestito e diritto di riscatto la Roma nel 2016 ha versato nelle casse del Milan 14,4 milioni di euro. Sulla cifra ha pesato ovviamente il valore del giocatore, ma anche il fatto che fosse italiano, il che con le nuove regole federali (l’obbligo dei 4 italiani+4 di formazione) ha inevitabilmente fatto alzare il prezzo degli azzurrabili migliori. Adesso, però, è il momento di cambiare marcia, di metterci anche qualcosa in più, dopo sei mesi di emozioni alterne, di saliscendi, di un’altalena che — quella forse sì — in effetti gli ha tolto un po’ il sorriso con cui aveva chiuso invece i primi sei mesi in giallorosso, quelli del finale della scorsa stagione, culminato con l’Europeo. Stavolta tocca di nuovo a lui, visto che Iturbe è volato a Torino, Salah è impegnato nella Coppa d’Africa e Perotti è out (edema al soleo del polpaccio sinistro).
LA QUESTIONE TATTICA – Spalletti ad El Shaarawy chiede due cose: il sacrificio in fase difensiva, lui che copre tutta la fascia meglio di qualsiasi altro esterno alto giallorosso. E la capacità di andare dentro con più frequenza e convinzione. Glielo aveva suggerito già ad inizio stagione, quando gli disse di provare a giocare di più in mezzo al campo e di meno in ampiezza, per sfruttare al massimo la sua qualità tecnica e balistica (nel tiro e nell’uno-due). Il tecnico era convinto che così El Shaarawy potesse di fatto diventare anche un «bomber», segnare tanti gol, sicuramente più degli 8 realizzati nei sei mesi già convissuti insieme. Stephan quel consiglio l’ha captato a metà. Un po’ per colpa sua, un po’ no. Manifestando a volte anche lo scontento di giocare a destra, lui che destro lo è ma preferisce partire da sinistra, per poi rientrare e provare il calcio a giro. Di certo, però, c’è una cosa, che l’ultima volta che ha giocato titolare (il 22 dicembre scorso contro il Chievo) El Shaarawy ha dimostrato di essere allo stato attuale il più affidabile nel calciare le punizioni. Mancando Totti, prima di lui ci hanno provato Paredes, Florenzi, Emerson e anche De Rossi. Nessuno però ha il suo piede. Ed allora è arrivato il momento di farlo vedere, ancora di più.