Cristante l’intelligente, l’essenziale, l’utile, il duttile. Di Francesco non ci rinunciava mai, Claudio Ranieri lo definì “uno stantuffo che lavora da area ad area”, Fonseca lo ritiene il giocatore ideale perché “dà tanto equilibrio”.
Bryan è un leader fedelissimo che non tradisce la propria bandiera. Un soldato che si mette a disposizione, non alza la voce e non si lamenta. Per questo motivo è apprezzatissimo dagli allenatori e dai compagni di squadra. Daniele De Rossi, per citare un esempio, nella conferenza stampa d’addio alla Roma ne parò come un calciatore “che non è romanista, eppure ne vorrei altri cento come lui al mio fianco”.
Eppure in questi tre anni non è stato tutto rose e fiori con l’ambiente giallorosso. Cristante è stato spesso preso di mira, con sfottò e soprannomi poco gratificanti. Il calciatore ha dovuto abbattere un muro di scetticismo, causato forse dall’entusiasmo collettivo con cui era arrivato nell’estate del 2018 dopo i 12 gol in una sola stagione a Bergamo.
I tifosi si aspettavano un trequartista con il gol nelle vene e hanno trovato un difensore che invece gioca per evitare i gol… degli altri. Quella contro la sua ex squadra, giovedì scorso, è stata la prima rete stagionale di un ragazzo che in passato era abituato a esultare con continuità; non a caso, arrivata nel momento in cui il classe ’95 ha alzato il suo raggio d’azione per dare manforte al centrocampo con l’Atalanta in inferiorità numerica.
Domani sera a Manchester il ragazzo di San Vito al Tagliamento agirà nuovamente nel terzetto difensivo nella 225 presenza da professionista. Se a Old Trafford ci fosse Mancini, squalificato per la semifinale d’andata, probabilmente Cristante sarebbe già accanto a Veretout contro i Red Devils. Ma gli uomini sono di nuovo contati nel reparto più delicato e l’unico terzetto difensivo è quello formato da Cristante, Smalling e Ibanez.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota