Le porte chiuse sono l’unico modo per portare a termine il campionato, nel rispetto della salute pubblica. E così sarà per un mese, da qui fino al 3 aprile, per il momento, salvo nuove disposizioni che potrebbero rendersi necessarie se l’emergenza Coronavirus non dovesse attenuarsi. Niente più rinvii. L’ufficialità, di quanto già si sapeva, è arrivata in serata con il nuovo decreto governativo, su proposta del Comitato tecnico scientifico – voluto dal premier Giuseppe Conte – che ha indicato di «evitare per 30 giorni manifestazioni, anche quelle sportive, che comportino l’affollamento di persone e il non rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro».
Il decreto governativo è stato varato per provare ad arginare il contagio con misure più stringenti rispetto a quelle prese fino a questo momento, tali da non impedire la crescita della crisi epidemiologica in corso che ha portato (a livello nazionale) alla drastica misura di chiudere scuole e università in tutto il Paese fino al 15 marzo, per adesso.
Il calcio quindi si adegua al resto del Paese. Lunedì c’erano ancora presidenti e dirigenti che, conti alla mano, ipotizzavano di giocare il 9 marzo con gli spalti pieni, dopo la scadenza della precedente ordinanza governativa sulle porte chiuse nelle regioni a rischio e sul divieto di trasferta per i tifosi residenti nelle stesse regioni in vigore fino alle 23.59 dell’8 marzo, senza curarsi di quello che sarebbe potuto accadere mettendo migliaia di persone all’interno di uno stadio. Ma era praticamente scontato che quell’ordinanza avrebbe avuto un seguito vista la progressione della crisi epidemiologica in corso.
E ora, davanti alla realtà, i toni della disputa si sono ammorbiditi. Di molto. Nulla a che vedere col «pagliaccio» con cui Zhang ha definito Dal Pino. «In un momento di grande emergenza del paese, con gravissimi problemi di salute davanti a noi, dobbiamo assolutamente prendere coscienza di questo fatto e nel nostro ambito calcistico è evidente che il tentativo – ha detto Beppe Marotta – è quello di portare a termine il campionato con la massima regolarità, senza creare uno squilibrio competitivo». All’Inter fa comodo giocare all’Allianz a porte chiuse, discorso inverso per la Juve. (…)
FONTE: Il Romanista – S. Pattoni