Una domanda è rimasta senza risposta nel corso della riunione di venerdì in Lega: «Ammesso che torneremo a giocare, il 3, il 10 o il 17 maggio, che succederà se dopo aver ricominciato dovesse arrivare un’altra positività?». Nessuno ha voluto rispondere, ma tutti sanno che succederebbe: si chiuderebbe tutto, e stavolta definitivamente. E visto che le indicazioni che provengono dal mondo scientifico al momento non solo sono sostanzialmente differenti rispetto all’ottimismo di chi pensa di poter ricominciare con gli allenamenti la prossima settimana, ma non escludono affatto che a rischio contagi si possa restare per diversi mesi, sta a poco a poco maturando la consapevolezza tra i presidenti delle società di Serie A – e, a ricasco, anche di quelle di B e Lega Pro – che i campionati per questa stagione nella formula con cui sono stati pensati non potranno mai portarsi a termine.
E allora o si trova una formula per farli terminare assegnando titoli, piazzamenti, promozioni e retrocessioni con formule tipo play off da giocarsi in un paio di settimane al massimo oppure si deve cominciare a lavorare sull’ipotesi di chiudere tutto senza assegnare niente e affrontare le conseguenze del caso: sportive, etiche, finanziarie. Anche perché, per tornare alla domanda iniziale, qualora si ricominciasse davvero a giocare secondo gli slot individuati dalla Lega, il rischio è che la teoria dei contagi potrebbe poi essere strumentalizzata da chi si dovesse trovare in posizione favorevole in quel momento, magari dopo una o due giornate giocate. (…)
FONTE: Daniele Lo Monaco