“Lo stadio come cavallo di Troia“. È il titolo dell’appello contro la giunta Raggi sottoscritto da una quindicina fra urbanisti, architetti, storici e storici dell’arte, alcuni dei quali sostenitori dell’amministrazione che ora è considerata colpevole di aver aderito alla conferenza dei servizi della Regione Lazio per l’approvazione “di una mastodontica speculazione edilizia (lo stadio della Roma, n.d. r.) che in campagna elettorale il M5S aveva decisamente contrastato”. Fra i firmatari, gli urbanisti Edoardo Salzano (l’appello è comparso sul sito da lui fondato, eddyburg), Paolo Baldeschi, Pierluigi Cervellati, Vezio De Lucia, Anna Marson e Giancarlo Storto, l’architetto Carlo Melograni, lo storico Piero Bevilacqua e gli storici dell’arte Salvatore Settis e Tomaso Montanari.
I firmatari si dicono sconcertati dall’atteggiamento della giunta capitolina e ricordano come, durante l’amministrazione di Ignazio Marino, i consiglieri pentastellati abbiano votato contro la delibera che dichiarava il pubblico interesse dello stadio e del milione circa di metri cubi previsti. Ma, si legge nell’appello, Virginia Raggi, “invece di revocare come ci si aspettava la deliberazione di pubblico interesse, ha concordato con la Regione l’avvio della conferenza dei servizi, vincolandosi a un esito pressoché scontato di approvazione”. Nello sconcerto, appunto, di chi l’aveva sostenuta e di chi invece non l’aveva votata sperando comunque che, insieme alle Olimpiadi, venisse accantonato anche lo stadio.